di Tiziana Mazzaglia
Vittoria Fornari è una ricercatrice, scrittrice e insegnante con una lunga esperienza nella ricerca spirituale e nello sviluppo del potenziale umano. Dalla metà degli anni settanta, ha aderito a progetti nazionali e internazionali per esplorare le conoscenze tradizionali e il loro impatto sul benessere e la salute. Conosciuta soprattutto per la sua opera di divulgazione delle conoscenze tradizionali e per aver tenuto conferenze e seminari in collaborazione con enti pubblici. Ha pubblicato numerosi articoli, libri e manuali, e ha prestato la sua attività per la diffusione dell’arte e della cultura tibetana in Italia, dimostrando la sua amicizia e il suo sostegno al popolo tibetano in esilio. Esperta in naturopatia, coaching e discipline olistiche, e partecipa anche a cenacoli artistici e filosofici come ricercatrice in ambito antropologico e simbolico. La sua expertise multidisciplinare le consente di affrontare le questioni relative alla salute e al benessere da diverse prospettive. Oggi, si occupa principalmente di diffondere la cultura del naturale, intesa come un approccio non violento alla vita. Promuove attività sociali dai contenuti coerenti e collabora a progetti di dialogo internazionale tra le culture, dimostrando il suo impegno per la costruzione di un mondo più armonioso e rispettoso della diversità.
Lei spesso dice che le malattie parlano: cosa intende con questa affermazione e come possiamo imparare ad “ascoltarle”?
«A volte le malattie sono grida silenziose dei nostri disagi emozionali protratti a lungo nel tempo. I malesseri iniziano in sordina con problemi funzionali, ad esempio possiamo iniziare a non digerire bene se mangiamo concitatamente, in un ambiente che sentiamo scomodo o addirittura ostile, che ci procura nervosismo o ansia. Se questa condizione si ripete giorno dopo giorno, il disagio può trasformarsi in una vera e propria gastrite, per poi peggiorare con reflusso e altro. Questo è solo un piccolo esempio. Ogni organo ogni apparato del nostro corpo esprime una determinata emozione a seconda del disturbo che avvertiamo, possiamo renderci conto di quale emozione viene ferita in quel determinato periodo della vita. Parlando dello stomaco, per tornare all’esempio precedente, é la sede della convivialità affettuosa e tranquilla. Svolge bene la sua funzione quando il cibo è gioia, tranquillità e bellezza. Sta male nel conflitto e nella instabilità. Così per ogni organo e apparato».
Qual è il ruolo dell’ascolto interiore nel processo di guarigione secondo la sua esperienza?
«Nel momento in cui riusciamo ad ascoltarci profondamente, ad osservare i nostri stati d’animo e ad accorgerci di quanto siano collegati al nostro stato di salute, sarà molto facile ristabilire l’equilibrio. Purtroppo quello che ci è più difficile è osservarsi: perché lo specchio in cui riflettiamo su di noi è sempre compromesso dalle opinioni e dai giudizi che abbiamo in merito alle relazioni e alle situazioni che viviamo. Pur essendo i diretti interessati, a volte facciamo fatica ad essere sinceri con noi stessi, non per un problema di sincerità, ma di prospettiva. Per questo motivo, a volte abbiamo la necessità di una osservazione esterna, di una sessione di coaching».
In che modo l’uso di tisane e cristalli può supportare il benessere fisico ed emotivo?
«Mentre l’uso delle tisane fa parte del patrimonio culturale del nostro paese, sia come abitudine casalinga, sia come vero e proprio supporto erboristico alla nostra salute, l’uso dei cristalli appartiene perlopiù a tradizioni orientali. Intendo soprattutto dell’India, una tradizione di tutto rispetto, sostenuta da testi classici, che è arrivata fino ai giorni nostri. Per quanto, in diversi testi medioevali sia europei che mediorientali, sono menzionati proprio cristalli come portatori di serenità nei nostri ambienti e come talismani personali. Basti vedere come sono stati impiegate pietre dure specifiche nelle balaustre e nelle pavimentazioni delle chiese romaniche, così come incastonate sui breviari e negli anelli degli alti prelati cristiani. Personalmente sono rimasta molto colpita dagli accorati consigli di Santa Ildegarda di Bingen nel suo libro sulle pietre».
Sta per iniziare l’anno scolastico: che consiglio darebbe agli insegnanti per riconoscere i segnali di disagio negli studenti?
«Gli insegnanti svolgono un ruolo di grande importanza nella vita degli studenti. Nel bene o nel male li accompagnano per mesi e/o anni ed hanno occasione di osservarli davvero da vicino. Il disagio può manifestarsi indifferenti modi, ma forse il primo segnale è l’isolamento o al contrario la prepotenza, il desiderio di prevalere. Entrambi sono atteggiamenti che dichiarano sfiducia. Ci sono differenti “giochi” che si possono proporre per testare gli stati d’animo. Ad esempio, i cerchi delle parole, oppure i giochi di ruolo e le fiabe a finale aperto, fino alla scelta dei colori nella composizione dei Mandala».
Quali rituali quotidiani o pratiche consiglia per restare centrati nel caos della vita moderna?
«Innanzitutto, consiglio la cura e l’ascolto profondo di sé e la pratica della meditazione. In secondo luogo, quanto più possibile il contatto con la natura».
Ha un libro, un mantra o un piccolo gesto che ama consigliare a chi è all’inizio di un percorso di ascolto di sé?
«Ce ne sarebbero tanti, ma c’è un rituale innocuo e innocente che può aiutarci quando siamo all’inizio dell’auto esplorazione. Acquistiamo uno specchio grande almeno quanto il nostro viso, meglio se ovale, e fasciamolo in una stoffa di un colore che ci piace, meglio se tinta unita. Conserviamolo così coperto nella nostra camera. Alla sera prima di coricarci, dedichiamo qualche momento a scoprire il nostro specchio magico: guardiamo quel volto che appare riflesso, iniziamo ad osservarlo attentamente, non è sempre uguale, alcune sere più stanco e segnato, altre disteso, altre adombrato, altre divertito. Osserviamolo prima con attenzione critica, impariamo a notare tutti i particolari, linee, nei, espressioni, poi con gentilezza, e con affetto: comunque sia, è l’unico volto che abbiamo. Dopo i primi 3 giorni di avvio, per prendere confidenza, iniziamo ad interrogarlo: come ti senti? Cosa hai provato oggi in quella situazione? e in quell’altra? Dato che nulla si può cancellare, cosa hai imparato? Dopo la prima settimana, iniziamo a mandare a quel volto nello specchio, insieme alla gratitudine che va sempre essere ribadita, le nostre più sincere benedizioni. Questo piccolo gesto può essere l’inizio di un lungo, meraviglioso viaggio alla scoperta della bellezza che portiamo dentro».
Le immagini allegate sono state create con l’Intelligenza Artificiale.

