di Tiziana Mazzaglia
L’autunno non arriva. Si posa, silenzioso, malinconico, dorato. È la stagione delle foglie che si arrendono al vento con grazia, del cielo che si abbassa come un pensiero, delle strade che odorano di terra bagnata e memoria. L’autunno non grida mai, ma tutto ciò che tocca lo trasforma in nostalgia. «L’autunno è una seconda primavera, quando ogni foglia è un fiore», scriveva Albert Camus, e in queste parole c’è tutta la delicatezza di questa stagione che ci insegna a lasciar andare. I rami si spogliano con pudore, i parchi si tingono di rosso e ambra, e noi camminiamo dentro il tempo che rallenta, dentro la bellezza che cade. Nel cinema, l’autunno è spesso scenario dell’introspezione e dell’amore sussurrato. Basta pensare a “Quando Harry incontrò Sally”, con le sue passeggiate tra le foglie di Central Park, o alla malinconia romantica di “Autumn in New York”, dove i sentimenti si fanno più veri proprio perché fragili, come le foglie. L’autunno è la stagione che fa da sfondo alle confessioni taciute troppo a lungo, ai ritorni, ai finali dolci-amari. È il tempo in cui si riscopre il calore delle piccole cose: una coperta sulle spalle, il profumo della cannella, un libro aperto accanto a una tazza fumante. Virginia Woolf scriveva: «Ogni giorno è un viaggio, e il viaggio stesso è casa». In autunno, il viaggio è verso l’interno: verso la casa interiore, verso la quiete dopo l’estate. E così, mentre fuori le foglie danzano e il mondo si prepara al sonno dell’inverno, l’anima si concede un respiro lento, un pensiero in più, un sentimento che sa di dolce abbandono. L’autunno non è solo una stagione. È un invito gentile a sentire.
L’immagine allegata è stata creata con l’Intelligenza Artificiale.
