La minaccia sui dazi che tanto spaventa chi fa shopping online

La minaccia sui dazi che tanto spaventa chi fa shopping online

di Tiziana Mazzaglia

dazi2L’Italia sta affrontando una fase di trasformazione nelle politiche commerciali internazionali, con l’introduzione di nuovi dazi e la revisione di accordi esistenti, che richiedono attenzione e adattamento da parte delle imprese italiane. I nuovi accordi commerciali dell’Unione Europe compromettono le politiche commerciali e le normative internazionali. Ma cosa sta succedendo? Se nel corso degli anni si è andati verso la direzione di ridurre i dazi attraverso accordi di libero scambio con altri paesi e blocchi economici per favorire il commercio e ridurre gli ostacoli alle importazioni. Oggi stiamo assistendo ad una riforma che interessa diversi settori dell’economia nazionale. Infatti, a partire dal 9 aprile 2025, gli Stati Uniti hanno imposto un dazio del 20% su tutte le importazioni provenienti dall’Unione Europea: i beni interessati sono principalmente l’acciaio, l’alluminio le automobili. Questo è sicuramente una conseguenza della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Il futuro dei dazi in Italia dipenderà, in gran parte, da come si evolveranno le relazioni commerciali internazionali. La Brexit ha aggiunto complessità, con nuove tariffe e controlli doganali tra l’UE e il Regno Unito. Inoltre, con l’instabilità economica globale e le sfide legate alla pandemia di COVID-19, la politica dei dazi potrebbe essere influenzata dalla necessità di proteggere le economie nazionali e stimolare la ripresa. Quello che ci si aspetta è che i dazi in Italia continuino a evolversi seguendo le politiche commerciali dell’UE e gli sviluppi geopolitici globali. Ci potrebbero essere ulteriori riduzioni di dazi su prodotti specifici, ma anche nuove sfide e aggiustamenti legati a accordi internazionali e a modifiche delle politiche economiche. L’Italia, essendo fortemente integrata nei circuiti commerciali globali e beneficiando di un export significativo verso paesi extra‐UE, può subire degli effetti rilevanti. Studi e analisi (come quelle dell’Istat e di varie associazioni di categoria) evidenziano che, in alcuni settori, l’aumento dei dazi potrebbe comportare una contrazione delle esportazioni. Ad esempio, il settore dei salumi italiani è particolarmente vulnerabile: un ulteriore dazio del 20% potrebbe compromettere la crescita registrata negli ultimi anni in questo mercato. A chi fa shopping online preme sapere che la Commissione Europea sta valutando l’introduzione di dazi doganali sui prodotti a basso costo, inferiori a 150 euro, venduti attraverso piattaforme online come Temu e Shein. Attualmente, tali prodotti possono essere importati senza dazi, ma questa esenzione potrebbe essere rimossa al fine di garantire una concorrenza leale con i rivenditori europei. Ma come i cambiamenti nei dazi hanno implicazioni significative per l’economia italiana? Basti pensare che nel 2024, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno raggiunto circa 73 miliardi di euro, rappresentando il 9% del totale delle esportazioni italiane. L’introduzione di dazi statunitensi potrebbe, quindi, avere un impatto rilevante su settori chiave come l’agroalimentare, il tessile e i macchinari. ​

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