Un’architettura che è specchio per l’anima

Un’architettura che è specchio per l’anima

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

L’arte e l’architettura di Padre Costantino Ruggeri o.f.m. (Adro, 16 ottobre 1925- Merate, 25 giugno 2007), con intervista all’architetto Luigi Leoni suo erede artistico.

 

Padre Costantino Ruggeri 1967.

Padre Costantino Ruggeri 1967.

« Sono nato il 16 ottobre del 1925, da Angelo Ruggeri e da Rosina Pelizzari. Solo in apparenza erano due persone diversissime l’una dall’altra. Invece fu subito chiaro che erano predestinate l’una all’altra, in perfetta armonia. Diverse erano, ma s’integravano armoniosamente. E si arricchirono sempre insieme di coraggio e di serenità, anche nei momenti più duri. Il papà era operaio, d’una famiglia poverissima. Operaio fin da bambino. Operaio stagionale. Partivano in gruppo, tutti quelli di Adro. Andavano a lavorare in Germania. Partivano a marzo e tornavano a ottobre. (…) Adro, il mio paese, sa di rari e antichi vini di lago. Terra forte e dolcissima, la mia Franciacorta, o Corte Franca. Da questa terra credo d’aver preso tutto. Ogni volta che cerco di spiegarmi a me stesso, l’aria e l’odore di questa terra e di questa gente mi rispondono. Al tempo della Repubblica di Venezia, la Franciacorta era esente da dazio. Anch’io, in certo senso, mi sono sentito poi, dovunque, esente da dazio. E non mi potrei mai immaginare nato e vivente a Milano, a Napoli, a Roma, e nemmeno a Firenze.»

da “Soltanto un fiore”, Genesi di un artista cristiano, a cura di Nazareno Fabbretti, Edizione Dies, Milano 2001 (Prima ed. Marietti 1990), pg. 5, 6.

 

La dedica in un catalogo di opere artistiche.

La dedica in un catalogo di opere artistiche.

A distanza di anni conservo sempre vivo il ricordo di Padre Costantino Ruggeri, in particolare, dei pomeriggi trascorsi in sua compagnia e non potendo intraprendere un viaggio ultraterreno per poterlo intervistare ho cercato il suo fedele amico e collaboratore, architetto Luigi Leoni: da anni presidente della Fondazione Frate Sole a Pavia, che ringrazio per aver accettato di incontrarmi per rispondere alle mie domande. Un incontro avvenuto in tre tappe*, lo studio dell’architetto, il laboratorio, in cui ancora oggi vengono eseguite vetrate, in cui vi sono molte opere di padre Costantino e la Fondazione Frate Sole in cui, in qualche modo, è stato ricreato lo stesso clima della mansarda del convento di Santa Maria di Canepanova, tra ricordi, presenze e luce. Nello studio è significativa la presenza di un piccolo terrazzo che si affaccia tra i tetti pavesi, proprio come quello in cui padre Costantino era solito coltivare piante.

Croce in bronzo argentato, fusione a cera persa, Padre Costantino Ruggeri o.f.m., 1970 circa, 140x105cm.

 

Nel laboratorio, tra vetri, modellini, arredo liturgico, spicca su una parete una grande croce dalle sembianze di un pane appena sfornato al cui centro vi è un tenero clipeo per poggiare la testa del Cristo, in cui il chiaro scuro gioca un effetto ottico in cui sembra di delineare il volto di Gesù di profilo. Lungo l’asse verticale un solco sembra essere scavato da acqua che sgorga, come da un ruscello. Infatti, nelle Sacre Scritture vi è scritto che dal corpo di Cristo fuoriescono sangue e acqua e tutte le raffigurazioni artistiche, di ogni tempo, del crocifisso rispettano questo particolare riproducendo gocce di sangue e gocce d’acqua. In questo caso, sembra che Padre Costantino abbia voluto mettere in risalto l’abbondanza d’acqua simbolo di vita e di resurrezione. Una croce, quindi che abbraccia tutta l’eucarestia nei simboli più importanti: pane, acqua, vino (sangue). Nella sede della Fondazione Frate Sole, un’opera in particolare ha destato la mia attenzione: un clipeo di legno poggiato su un cavalletto, sempre di legno. Avvicinandomi e mettendo a fuoco l’oggetto ho notato che si trattava di un coperchio di una botte, su cui Padre Costantino, con pennellate in bianco e nero di diverse sfumature aveva raffigurato attraverso tratti essenziali una Madonna con Bambino. Dei due si intravedono i volti di profilo e il Bambino sembra poggiare dolcemente il viso sulla spalla destra della Madre. Un Bambino con i tratti del viso da uomo maturo, ad indicare il figlio di Dio. Una visione tra chiaro e scuro, che può trarre in inganno e non facilmente decifrabile, ma se osservata con attenzione prende vita con essenziale comunicatività e dolcezza di una messaggio gioioso d’amore e fede (Il clipeo riporta la scritta “Fra Pietro”, forse a cui era stato dedicato, commissionato o regalato, ed è datato 1944).

 L’intervista all’Architetto Luigi Leoni:

  1. Come è avvenuto l’incontro con Padre Costantino? Quali i primi lavori? Quali gli insegnamenti ricevuti?
Interno Chiesa di Santa Maria in Canepanova, Pavia.

Interno Chiesa di Santa Maria in Canepanova, Pavia.

Una domanda la cui risposta è stata densa di ricordi ed emozioni. …«Erano gli anni cinquanta, quando padre Costantino viveva nel convento di Sant’Antonio a Milano» in quel cuore di Brera, centro propulsore di creatività, dove il giovane frate frequenta l’accademia istaurando rapporti con i principali esponenti del tempo, tra cui: Sironi, Morandi, Carrà, Fontana, Marinetti… Una vita intrisa da una parte di preghiera e meditazione in dialogo con Dio e dall’altra di studio, cultura e relazioni sociali. Un connubio perfetto capace di incarnare il campo spirituale nella realtà rendendolo dono. Per padre Costantino, l’arte non era una manifestazione di se stessi, ma manifestazione di un dono di Dio capace di tramutare immagini, forme, costruzioni in spiragli di luce. Quella fonte di cui tutti avvertiamo la necessità, come le piante, in cui stimola il processo di fotosintesi clorofilliana, così in noi stimola il processo di gioia, di vitalità. Gli spazi bui e grigi, infatti rattristiscono e sono quelli del venerdì Santo, in cui Gesù è morto, è negli inferi; la luce, invece è della domenica di resurrezione, è gioia, vitalità, allegria. Ed era questa la luce che emanava padre Costantino e che traspare in tutte le sue opere e colora ancora la vita dell’architetto Leoni. Così, il ricordo arriva al 1959, quando, il frate, forse spinto da un desiderio di quiete, per poter mettere in pratica la sua creatività, esce dalla metropoli e si fa trasferire a Pavia, presso il Convento di Canepanova: una piccola comunità di frati anziani, dove era il più giovane e si prendeva cura dei bambini che frequentavano la chiesa svolgendo il servizio di chierichetti, tra cui Luigi Leoni. Padre Costantino, attento e sensibile, aveva letto subito i tratti di artista in quel bambino e fin da subito lo ha accudito, come un figlio, instaurando un ottimo rapporto di amicizia e collaborazione durata per anni. In questi lunghi anni pavesi crea molto e non trascura i contatti con personaggi illustri. Vive nella struttura quattrocentesca, che appare ancora oggi quasi come una piccola bomboniera riparata, seppur inserita nel contesto cittadino, molto diverso da oggi, un luogo in cui la cultura primeggiava tra: la prestigiosa Università; il lussuoso Atelier Annabella della famiglia Ravizza, a cui padre Costantino era legato da profondo affetto e stima, e che ha sempre vantato di una vivace clientela proveniente da ogni parte del mondo; il vivo teatro Fraschini, allora ben frequentato; il conservatorio Vittadini; il noto policlinico San Matteo; la vicinanza della storica Certosa di Pavia. Tutti in questa piccola e attiva città conoscevano Padre Costatino e Lui con ognuno riusciva ad instaurare un rapporto personale e unico, come la sua arte, che era anch’essa un’occasione di incontro. Un incontro che era con Dio durante l’ispirazione e la creazione e in un secondo momento, con l’osservatore, lo spettatore cui era destinata l’opera. Si dedicava alla pittura, creava sculture in legno, in pietra, in argento e in gesso.

Bassorilievo con Crocefissione, 60X85 cm, Padre Costantino Ruggeri o.f.m., 1962 circa.

Padre Costantino Ruggeri e l’ Architetto Luigi Leoni presso il Santuario della Madonna del Latte, Betlemme, dicembre 2006.

 L’architetto Leoni, ricorda di aver visto la cella in cui dipingeva padre Costantino, ricordi che gli affiorano alla mente con lo stesso stupore del bambino che era in quel tempo: «quando vedo le scene del film “Marcellino pane e vino” rivedo me stesso dentro gli ambienti del convento, con tutti i limiti dei cartelli con scritto “Clausura”». L’architetto ha vissuto lunghi anni al fianco di padre Costantino, che da buon Virgilio gli è stato guida e maestro, ed è custode di un’arte espressa non al fine del raggiungimento di gloria, non come espressione di esaltazione, ma vissuta in umiltà per un cammino di verità e autenticità: un’arte vista come il grano che cresce insieme alla zizzania, perché in ogni campo possono esserci dei falsi e la falsità va combattuta per lasciare in primo piano il vero. Una lotta che era in sintonia con le nuove correnti artistiche del novecento, in forte contrasto con l’accademismo orientato alla copia di altri artisti in una sorta di gabbia in cui la creatività era ostruita, in cui la libertà di un autore veniva addirittura amputata e padre Costantino difendeva la libertà, il sogno, le idee, l’ispirazione, la novità. Spesso raccontava di essere solito sotterrare i suoi pennelli, perché in essi passava il flusso della sua arte e li sentiva come un prolungamento della sua stessa mano, un pezzo del suo stesso corpo, quindi una volta vecchi e inutilizzabili meritavano una giusta sepoltura. Ancora, padre Costantino sapeva equilibrare i suoi sentimenti grazie all’amore per Dio e non ha mai creato per la fama e la gloria: uno dei più grandi rischi di dannazione per gli artisti. Dante stesso nel canto XVI dell’Inferno, dopo aver incontrato Ulisse aveva potuto riflettere su se stesso e ammettendo di essersi dovuto aggrappare forte per non cadere nella tentazione di comporre la Divina Commedia nella ricerca di gloria, ma solo per missione voluta da Dio. Padre Costantino in ogni sua opera avvertiva la missione di voler “donare gioia”, ogni sua espressione artistica è stata portatrice di questa gioia per le anime terrene.

Vetrata di Padre Costantino Ruggeri o.f.m. nella veranda-officina del Convento di Santa Maria in Canepanova di Pavia.

 

Ed ecco che il ricordo va alle prime opere cui hanno collaborato (non di sicuro uno dei primi lavori di Padre Costantino che già aveva compiuto diverse opere significative) ed in particolare  i pannelli dei Santi Ospedalieri collocati nella chiesa di San Carlo a Milano di Giò Ponti, un lavoro che aveva richiesto spazio: Padre Costantino era riuscito a sfruttare i locali della veranda (uno spazio aperto sopra il chiostro, che nel 900 è stato chiuso), dove i frati conservavano i vecchi vasi di piante ed anche le piante nei mesi invernali. Così, spostando vasi, poco per volta è sorta l’ “officina” in cui la creatività poteva partorire le sue creature. Con il passare degli anni, anche i frati si accorgevano della bellezza e del prestigio di quelle “creature” e dopo il concilio arrivarono committenze, Padre Costantino si era potuto dedicare anche ad opere di arredo liturgico e altari scolpiti in loco, lavora la ceramica, creta, gesso.

Blocchi di vetro di Murano.

Blocchi di vetro di Murano. Conservati tutt’oggi dall’ arch. Luigi Leoni.

Agli inizi degli anni sessanta, padre Costantino inizia a lavorare alle prime vetrate realizzate in vetro antico soffiato legate in cemento e nel ’66 legate in piombo, con blocchi di vetro fatti arrivare direttamente da Murano. Le prime furono realizzate per le Chiese di Mantova, Varese, Terni. Fece anche i primi bozzetti di cappelle, come quella detta della Brunella di Varese, dove poi è stata costruita la chiesa sussidiaria della “Madonna della gioia”. Nel corso degli anni molti giovani, come Luigi Leoni, grazie a padre Costantino, si sono appassionati di arte e lo hanno seguito: hanno sentito la gioia e l’autenticità, come gli apostoli sono andati con lui per seminare amore. Nelle sue opere era il cuore a guidare mente e mani, non si può tracciare un percorso con degli obiettivi ben precisi, perché la creatività vive di improvvisazione e costruisce un percorso suo: Dio, come dice il Vangelo, fa provare la sete prima di dare da bere, fa provare la fame prima di dare da mangiare ed è Lui a stupire la produttività dell’uomo che ne ascolta la sua voce, con la stessa sorpresa di un contadino che semina e raccoglie i frutti nella stagione opportuna. Anche padre Costantino ha superato le sue difficoltà, ha vissuto gli anni della guerra e ha sempre conservato la gioia nel cuore, come quel sole impresso nelle sue vetrate, capace di comunicare luce e calore anche nelle giornate di nebbia.

“Ricordo di un affresco”, Padre Costantino Ruggeri o.f.m., tempera su tela, mm 1400×1000, 1963.

 

Nelle sue tele come nelle vetrate sono evidenti le idee espresse dal suo amico Carrà, artista del Futurismo, autore del manifesto “La pittura dei suoni, rumori e odori”, datato 11 agosto 1913, in cui teorizzava la creatività sua e dei suoi colleghi:  « 1. I rossi, rooooossssssi roooooossssissssiimi che griiiiiiidano; i gialli non mai abbastanza scoppiati;  i gialloni-polenta; i gialli-zafferano; i gialliottoni. (…) 3. Tutti i colori della velocità, della gioia, della baldoria, del carnevale più fantastico, dei fuochi di artifizio, dei caffè-chantants e dei music-halls, e tutti i colori in movimento sentiti nel tempo e nello spazio. (…) 5. L’urlo di tutti gli angoli acuti (…) 6. Le linee oblique che cadono sull’animo dell’osservatore come tante saette dal cielo, e le linee di profondità. (…) 8. La prospettiva ottenuta non come oggettivismo di distanza, ma come compenetrazione soggettiva di forme velate o dure, morbide o taglienti. 9 (…) Quando si parla di architettura si pensa a qualche cosa di statico.  Cioè di falso. Noi pensiamo invece a un’architettura simile all’architettura dinamica musicale resa dal musicista futurista Pratella. Architettura in movimento delle nuvole, dei fumi nel vento, e delle costruzioni metalliche quando sono sentite in uno stato d’animo violento e caotico. (…)». A quei tempi in architettura erano famosi Chiattone e Sant’Elia, ma hanno potuto solo elaborare progetti senza potersi misurare con la messa in opera e la realizzazione, indispensabile per maturare la professionalità, come spiega l’architetto Leoni: « L’arte ha il compito di fare percepire il mistero, lo spazio mistico intraducibile; uno spazio in cui non esistono regole, ma solo una dimensione spirituale che fa palpitare lo spazio.»

  1. Quali caratteri fondamentali ed essenziali deve avere l’architettura dei luoghi in cui poter comunicare con Dio, ovvero le Chiese?
Modellino per un progetto realizzato in Giappone.

Modellino per un progetto realizzato in Giappone. Di Padre Costantino Ruggeri o.f.m. e dell’Architetto Luigi Leoni.

L’architetto ha spiegato come, prima di tutto, parlando di architettura bisogna distinguere quella autentica dalla edilizia. Il suo compito è di educare l’uomo al rapporto con l’altro ad instaurare relazioni. La Chiesa stessa è luogo per pregare e anche luogo per vivere relazioni con la comunità dei credenti. Una struttura un ambiente deve ricreare un habitat positivo. L’architettura ideata da padre Costantino non era un luogo comune, ma era un angolo di paradiso ricreato in questo mondo; un luogo in cui poter godere di sensazioni positive, come uno specchio incantato in cui riflettere l’anima e godere dei riflessi benefici, perché osservare il bello permette di assimilarlo e di nutrire l’anima con perle di divino capace di dissetare la nostra sete di Dio e di amore. Una sorta di Eden in cui potersi specchiare riuscendo a percepire la nostra stessa carne come parte di esso. Da sempre gli artisti e in particolare i poeti hanno ritrovato riparo in ambienti della natura, vista come “madre”. Francesco Petrarca, nel sonetto “Solo e pensoso” trova riparo solo nella natura, l’unica capace di ascoltare il suo dolore e di custodirlo in silenzio: «(…) altro schermo non trovo che mi scampi (…) sì ch’io credo ormai che monti et piagge et fiumi et selve sappian di che tempre sia la mia vita, ch’è celata altrui.»

  1. Quale relazione c’è tra architettura/opera, spazio e uomo/pubblico?

Padre Costantino Ruggeri o.f.m., nella sua veranda-officina nel Convento di Santa Maria in Canepanova a Pavia, 2005.

L’architetto Leoni nel sentire questa domanda ricorda la Sua tesi di laura, scritta proprio sulla relazione tra spazio e uomo. « C’è grande relazione! Lo spazio è fondamentale per l’uomo. L’architettura può donare gioia. L’uomo man mano che si evolve ricerca altro e trova una creatività nuova. Nel convento di Canepanova vi erano chiostri e spazi pensati per la meditazione e questo è stato d’aiuto alla creatività di Padre Costantino. Nella mansarda aveva creato un suo mondo con tanti oggetti, tra cui tante maschere africane: una bellezza riscoperta tardi, perché all’inizio era stata definita come arte primitiva, quando non lo è per niente.»

  1. Quale messaggio, secondo Lei, deve trasmettere l’architettura contemporanea: immediatezza, novità, effimero frammento di riflessioni?
operai

Affresco nella Chiesa di Busto Arsizio, VR, scena di San Francesco con gli operai, Padre Costantino Ruggeri, o.f.m.

«L’architettura contemporanea deve esprimere creatività, mai accademismo e soprattutto deve essere stimolo attraverso lo studio. L’architettura ha dovuto superare fasi di neo-gotico e neo-romanico: c’è stato un momento in cui con valori forti dell’antico si è arrivati a delle novità. Certe correnti contemporanee vogliono rivivere il passato senza vita, senza cogliere i veri valori. L’architettura ha espresso in modo puro e semplice con linearità lo svincolarsi del passato; porta ad avere qualcosa che non è frattura e i filoni vanno verso ordine e nitidezza. Quello di padre Costantino è stato un cammino di candore, immediatezza, freschezza, era un qualcosa che viveva e respirava. Lui era minimalista ed anche la Fondazione frate sole è orientata al minimalismo, ad una pulizia estrema in cui si lascia solo l’essenziale. In tutto, anche con la poesia si arriva all’essenziale. Oggi l’uomo deve cogliere i valori fondamentali, la bellezza salva il mondo, questo è il compito dell’arte. Armonia e bellezza da comunicare agli altri e per poterla vivere. C’è un ciclo pittorico su San Francesco, che ha dipinto Padre Costantino a Busto Arsizio in cui, in una scena il santo parla e interagisce invece che con i lebbrosi con degli operai: una scelta mirata a rendere moderno e attuale un messaggio; una scelta che incarna la realtà attuale sulla scena dipinta. Padre Costantino aveva proiettato un San Francesco moderno, d’oggi.»

In merito a questa scena è stato scritto:

« Il lebbroso rappresenta il sofferente, l’umile, colui che riceveva elemosine, ma non aveva diritti. Interpretato secondo un registro di attualità, il lebbroso diviene nella trasposizione di Padre Costantino la figura dell’operaio: Francesco che porta un operaio ferito sulle spalle, a sinistra; Francesco che vede nell’operaio la figura di Cristo, al centro; Francesco che porta il cibo agli operai, a destra. Particolarità della vocazione francescana è lo stare tra gli uomini; Cristo infatti sollecita Francesco ad uscire, ad agire»

( in, San Francesco e padre Costantino Ruggeri: un incontro di vita e d’arte, di Silvana Aldeni, in Tue so’ le laude, I frati Minori a Busto Arsizio 1808-1998, Arti Grafiche Baratelli, Busto Arsizio 1999, pg. 239).

 

  1. Quale messaggio bisogna trasmettere ai giovani, come fondamentale e alla base di tutta l’architettura?
Architetto Luigi Leoni.

Architetto Luigi Leoni.

« I giovani dovrebbero scoprire l’arte di padre Costantino, perché contiene un messaggio  di vita e abbraccia tutte le nostre realtà umane. Devono avere prospettive di futuro. Impegno, fatica, lavoro. L’arte permette di compiere un cammino tra i più esaltanti.»

     

6. Quali progetti ricorda con più fervore?

« Il Santuario del Divino Amore degli anni 1987-1999, un’esperienza in Giappone sulle tracce di San Francesco  Saverio evangelizzatore del Giappone e dopo il 2000 la Terra Santa, Betlemme, con il progetto della nuova cappella dedicata alla Theotókos (Madre di Dio), presso la grotta della Madonna del latte ed ancora a Damasco per la nuova cappella della grotta memoriale della conversione di San Paolo ».

«Chiesa oggi, architettura e comunicazione», Di Baio Editore, n. 35/1999, pg. 33.

«Chiesa oggi, architettura e comunicazione», Di Baio Editore, n. 35/1999, pg. 33.

Si invita a leggere un altro mio articolo su Padre Costantino Ruggeri o.f.m.

*Si specifica che l’intervista si è svolta in tre distinte sedi: Lo Studio Ricerca Arte Sacra degli architetti Luigi Leoni e Chiara Rovati, il laboratorio dello Studio Ricerca Arte Sacra e la Fondazione  Frate Sole, che si occupa di promozione di arte e architettura sacra.

Back to Top