Quel male di vivere chiamato “stress”

Quel male di vivere chiamato “stress”

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

Stress, un malessere sempre più diffuso illustrato dal prof. Claudio Corbellini e dal prof. Luigi Collivasone

 

imagesSi sente sempre più spesso parlare di “stress”, ma cosa si nasconde nel concreto in questa parola?

«L’Oxford dictionary lo definisce come ogni causa (fisica, chimica, psichica, ecc.) capace di esercitare sull’organismo, con la sua azione prolungata, uno stimolo dannoso, provocandone di conseguenza la reazione: tensione nervosa, logorio spesso non avvertito dal soggetto ma ugualmente dannoso. Secondo il Sabatini Colletti si tratta di una tensione fisica, psichica e nervosa che si manifesta nell’organismo, in forme più o meno gravi, come risposta patologica agli stimoli negativi dell’ambiente. La bilancia dello stress è la chiave della salute. La psiconeuroendocrinoimmunologia nell’agopuntura energetica ha permesso di ritrovare un denominatore comune tra le varie culture mediche, tornando ad una concezione di tipo galenico, ad una visione olistica dell’uomo, visto in un equilibrio globale, mantenuto anche da messaggi umorali, a sua volta in equilibrio con il mondo. L’’impostazione basata sul modello PNEI alla luce della Fisica Quantistica delinea una rappresentazione della realtà come un tutto unificato, connotato da campi energetici ed informazione (Entanglement). Dove l’uomo interagisce continuamente con le altre persone e il mondo esterno.»

Quali sono i campanelli d’allarme a cui bisogna prestare attenzione?

«E’ importante saper cogliere prima possibile i segnali dello stress. Dobbiamo individuarli per trattarlo in fase precoce, è importante individuare i primi segni di calo energetico: il cosiddetto prestress, una fase di diminuita resistenza, non ancora scompensata. I sintomi sono la facile stancabilità, sia fisica sia psichica, gli indolenzimenti, specialmente cervicali, dorsali e lombari, questi ultimi legati a un interessamento della loggia del rene, le contratture. Irritabilità, ansia, a volte tristezza e angoscia, disturbi del sonno e della digestione. In questa fase è possibile intervenire prima che lo stress danneggi l’organismo.»

Come si può evitare di cadere “vittima” dello stress?

«La gestione dello stress è un problema primario; per adattarci ai continui cambiamenti è necessaria la massima efficienza per saper cogliere le occasioni ed affrontare le avversità. Bisogna stare attenti al superlavoro e alla routine. In Cinese, l’ideogramma di crisi ha una parte che indica opportunità, infatti, le difficoltà, ci spingono a cercare nuove soluzioni, ad uscire da situazioni che richiedono inderogabilmente cambiamento; quindi saper cogliere positivamente anche le difficoltà. Importante staccare dalle situazioni stressanti, coltivare interessi e fare attività fisica. Avere validi rapporti interpersonali.»

 Ci sono tipologie di persone più esposte allo stress? come mai?

«Possiamo fare una semplice suddivisione ed individuare delle macroaree quali: Nevroticismo: la tendenza a reagire agli eventi con emozioni molto più negative della media porta ad avere più del doppio della probabilità di sviluppare un disturbo d’ansia rispetto alle persone in cui questo tratto di personalità è assente. Introversione: individui più introversi sperimentano una tensione maggiore nelle situazioni sociali rispetto agli estroversi, si ritirano più facilmente di fronte al conflitto, sono meno efficaci nella risoluzione dei conflitti. Soggetti con Personalità di TIPO A: sono persone caratterizzate da uno stile di vita iperattivo e sono competitivi, ambiziosi, incalzanti ed ostili, cinici ed irritabili. Spesso risultano impazienti, come se mancasse il tempo, si sentono schiacciati dalle scadenze, sono molto coinvolti nel lavoro e si annoiano facilmente. Le persone con queste caratteristiche gesticolano molto, utilizzano un tono di voce elevato, ricercano il successo e la valorizzazione sociale. In sintesi sono più di 40 milioni di lavoratori  nell’Unione Europea, la cui produttività è fortemente minata dallo stress. Tra le categorie più a rischio: sono gli insegnanti, gli infermieri ed operatori di call center. Assieme alle forze dell’ordine, sono le prime vittime delle malattie psicosociali che si originano nei luoghi di lavoro. Le ultime stime dell’European Foundation for the Improvement of Living and Working Condition, che sottolinea come lo stress da lavoro rappresenti un problema sempre più rilevante in Europa. Lo stress è tra le cause di malattie professionali più comuni: oltre 40 milioni di persone, circa il 10% della popolazione. Si ritiene che interesserà a 1 lavoratore su 4 (25%) a causa della crisi finanziaria internazionale. Secondo un’indagine, effettuata su 400 impiegati dal l’Università di Saragozza, si sono individuate re categorie: i frenetici, i consumati e i sottoutilizzati. I frenetici sono persone piene di impegni, ambiziosi con una vita movimentata e piena di responsabilità. Lo stesso tipo di esaurimento si manifesta anche in chi svolge più lavori in una condizione lavorativa precaria. L’esaurimento da consumato colpisce chi per molto tempo ha svolto il medesimo lavoro: L’esaurimento da sottoutilizzati si manifesta in chi vive il lavoro come monotono e noioso.»

Quali possono essere le giuste precauzioni?

«Aspetto fondamentale è l’atteggiamento, la capacità della persona di relazionarsi alle difficoltà e ai problemi. Ad esempio la capacità di avere senso dello humour è un ottimo alleato poiché permette di sdrammatizzare e di avere una prospettiva più distaccata e meno soffocante. Un altro aspetto sul quale ci piace soffermarci riguarda l’avere un equilibrio generale nella propria vita, nella quale vi è spazio per il divertimento e per la creatività; ascoltare musica, disegnare, dipingere, guardare film, fare sport sono i migliori alleati per alleggerire il peso dello stress quotidiano.»

Quali sono i rimedi quando lo stress compromette la vita sociale, la sfera lavorativa e affettiva dell’individuo che ne è affetto? 

«Il nostro modello di riferimento prevede l’abbinamento di psicoterapia a base mindfulness e agopuntura. La pratica della mindfulness insegna a riconoscere le proprie emozioni e i propri pensieri, accogliendoli così come sono, nella loro semplice realtà percettiva. Educa ad accettare un’idea di se stessi molto più ampia e complessa creando i presupposti per una trasformazione profonda, una vera e propria rinascita. La pratica della mindfulness permette allo stesso modo a non essere immediatamente coinvolti dalle proprie emozioni e a non reagire ad esse automaticamente. Questo duplice allenamento porta ad una maggiore flessibilità cognitiva, rompe le catene della sofferenza psicologica, e lascia al loro posto maggiore libertà di azione e maggiore resilienza o capacità di adattamento flessibile. Molto efficace l’agopuntura sia in fase precoce, sia in caso di stress conclamato, per la sua capacità di riattivare i sistemi omeostatici dell’organismo. Molto indicati tai qi, qi gong e yoga. Quando possibile è importante intervenire il più precocemente possibile.»

Si consiglia di leggere anche: Curare il corpo significa anche curare l’anima: intervista al prof. Claudio Corbellini.

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