Peter Brook compie 90 anni

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

Compie novant’anni un regista di vita e non di finzione.

downloadOggi compie novant’anni il noto regista Peter Stephen Paul Brook nato il 21 marzo del 1925 a Chiswich, Londra, Regno Unito. Un compleanno che forse sarebbe meglio festeggiare nel silenzio, a lui molto caro. Nelle sue esperienze di teatro ha saputo cogliere il vero senso del silenzio e il suo suono, infatti, spesso ha chiesto ai sui spettatori dimostrare il gradimento dello spettacolo non con un applauso, ma con un silenzio, capace di comunicare  un coinvolgimento emotivo dal valore quasi sacro. Secondo Brook vi sono due tipi di silenzio, quello di piombo, ritenuto infruttuoso e l’altro, il vero silenzio, quello che unisce rievoca stati d’animo e risveglia la sfera affettiva misteriosamente ed è questo il silenzio che vuole rievocare attraverso i suoi spettacoli. Allievo del teatro di Artaud, da lui aveva appreso la verità e la crudeltà del teatro, vista in funzione di una forma espressiva capace di mostrare il vero, il nero e il crudo della realtà. Il teatro per lui non è finzione, ma è vita. Per Artaud «Il teatro per lui non è rappresentazione ma realtà, anche se realtà virtuale; i suoi elementi non devono perciò valere per quello per quello che rappresentano, ma per quello che sono. » (Op. cit. pg. 269 ) I suoi attori non sono marionette nelle sue mani, ma sono esseri vivi che respirano anche la parte da interpretare. Cesare Molinari, studioso di Storia del teatro ha scritto: « Come Grotowski, anche Brook aveva sempre pensato che il teatro si esaurisce nell’attore, sostenendo anzi che gli spettacoli non si costruiscono, ma si preparano: come per una partita di calcio l’allenatore cura la preparazione atletica e stabilisce la tattica di gioco, ma poi in campo ci vanno i giocatori e tutto rimane nelle loro mani. È proprio questo che permette di adeguarsi a nuove e diverse situazioni spaziali. » ( Cesare Molinari, Storia del teatro, Laterza, 1997, pg. 308). Della Sua carriera ricordiamo in particolare che nel 1963 rielabora un suo teatro chiamato “teatro della crudeltà”; dal 1945 al 1970 lavora come regista alla Royal Shakespeare Company, dove vive esperienze significative e mette in scena innovazioni geniali, come: i tagli di fredda luce bianca e arancione usata per Romeo and Juliet (1947) e il colpo di scena dovuto all’inserimento di una processione di pezzenti storpi in Measure for measure (1950). Nel corso della sua carriera si dedica anche al cinema, alcuni suoi film sono: Moderato cantabile (1960), Marat-Sade (1966), King Lear (1970), La tragédie de Carmen (1983), The tragedy of Hamlet (2002). Scrive libri come: The empty space (1968), The shifting point (1946-1987), The open door (1993), Oublier le temps (2003).

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