“E quando pensi che sia finita è proprio allora che comincia la salita”

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

Primo articolo della mia nuova rubrica “I Volti dei precari-scuola”: la mia storia e motivazioni di questa rubrica, per invitare i professori precari a scrivere la loro storia.

MIAFOTO“E quando pensi che sia finita è proprio allora che comincia la salita” cantava Antonello Venditti per narrare storie di vita. L’intento è comune alla mia nuova rubrica “I Volti dei precari-scuola”, in cui sarò ben lieta di pubblicare le storie di vita di miei colleghi, professori precari: anni densi di sacrifici.  Isaac B. Singer, scrittore polacco, premio Nobel per la letteratura nel 1978, sosteneva che « in qualche punto dell’universo deve esserci un archivio in cui sono conservate tutte le sofferenze e gli atti di sacrificio dell’uomo. Non esisterebbe giustizia divina se la storia di un misero non ornasse in eterno l’infinita biblioteca di Dio». Per iniziare rispettando la melodia del brano musicale di Venditti, mi presento: Mi chiamo Tiziana, sono giornalista pubblicista e professoressa di lettere, precaria. Mio padre e mia madre mi volevano commercialista, come loro, per godere di una serenità lavorativa in uno studio già avviato, ma ho sfidato il destino per la mia prima passione verso la letteratura e l’arte: ho frequentato il liceo classico e mi sono laureata in lettere moderne, presso l’Università degli Studi di Pavia, proseguendo poi, con un percorso di ricerca in Storia dell’arte e in Storia del Teatro, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Non ho mai smesso di studiare e di aggiornarmi, ho infatti, portato a termine quattro master, corsi di perfezionamento e aggiornamento, ho vinto diverse borse di studio. La mia carriera d’insegnante è iniziata nel 2005 e ad oggi, sono già dieci anni di precariato. “E quando penso che sia finita è proprio allora che comincia la salita”, le molte difficoltà, spesso stancano e compromettono la salute, i sacrifici sono immensi e ricadono su tutta la famiglia. Malgrado ciò, penso che l’insegnamento sia l’unico mezzo per poter “salvare” e cambiare in meglio il mondo. Donare l’istruzione ad un ragazzo, secondo me, equivale ad insegnargli a camminare nella luce e non al buio, perché al buio non si vede, si sbatte contro la realtà e ci si fa male! Certo, se avessi ascoltato i miei adesso, non sarei precaria, ma credo che ognuno abbia il suo destino e le passioni non si possono soffocare. Amo la cultura, scrivere, leggere, andare a teatro, visitare i musei e le mostre, vivere ore nelle biblioteche. Tutti luoghi affascinanti, che se non li conosci da giovane rischi di non apprezzarne il senso e perdi la vera ricchezza della tua anima. Nella vita possono rubarci tutti i beni materiali, possono distruggerci tutto! tranne i sogni e la propria cultura, perché quello che si impara è per sempre. Questo è lo spirito con cui ho affrontato i miei dieci anni d’insegnamento, in Istituti d’istruzione secondaria di secondo grado, comunemente chiamati come scuole secondarie o Istituti superiori. Anni conditi da giorni di attese, d’insicurezze di sveglie all’alba, di vita da pendolare, di notti insonni con la preoccupazione del futuro, estati senza soldi per le vacanze … e per fortuna io ho ancora i genitori che mi sostengono in questo viaggio che è la mia vita. Non mi sento frustata più di tanto, solo vorrei la serenità lavorativa di cui tutti hanno bisogno. La precarietà avvelena ogni giorno, ma i sogni e le passioni fanno da elisir: dipingo, scrivo poesie, romanzi, saggi e mi occupo di giornalismo. A settembre del 2014 ho deciso di fondare un mio Magazine culturale indipendente e l’ho chiamato “Lecanoedelweb” prendendo spunto da una frase del regista teatrale Eugenio Barba:

«Le canoe lottano leggere contro la corrente, attraversano il fiume, possono approdare all’altra sponda, ma non si può mai essere sicuri di come il loro carico verrà accolto ed utilizzato. (…) Le canoe navigano le correnti dei malintesi. Vorrebbero essere pagine stabili di libri e sono invece, lettere che non sappiamo se e quando giungeranno a destinazione, né come verranno intese, se verranno lette e da chi » Eugenio Barba in “Le canoe di carta”.

Questa citazione applicata al mio Magazine vuole esprimere il concetto di una diffusione di articoli che, come le canoe, portano il loro carico di notizie e non si può sapere se verranno intese, lette e da chi. Così, sono anche le vite di ottantamila precari, di cui nessuno ne conosce il volto e molto spesso sono aspramente giudicati. Il mio augurio è che questa rubrica possa portare chiarezza su chi sono i precari e di che peso e consistenza è il loro carico. Spero di ricevere numerose storie da pubblicare e soprattutto auspico che proprio quando sembra essere tutto finito “è proprio allora che comincia la salita”!

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