L’arte nel dna: Ariedo Lorenzone

L’arte nel dna: Ariedo Lorenzone

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

 

Uno degli artisti italiani più amato e che con i suoi pennelli mescola sentimenti.

528347_110597532461445_937356377_nAriedo Lorenzone è nato a Colloredo di Monte Albano, in provincia di Udine, figlio d’arte, di Enrico Lorenzone, un maestro del primo Novecento, dallo stile dell’Ottocento conosciuto per aver affrescato parecchie chiese del Friuli, allievo a Sua volta del noto maestro Enrico Ursella. Dal padre ha appreso le tecniche, ma soprattutto ha ereditato un talento. Inizialmente, da ragazzo ha intrapreso e concluso studi tecnici, ma la passione per l’arte ha sempre bussato nel suo cuore mettendolo a lavoro. Trasferitosi a Milano ha frequentato Brera, dove durante la Sua prima lezione è stato subito individuato quale artista: «Ricordo la mia prima lezione a Brera, entrai in un’aula dove una professoressa stava insegnando la tecnica del chiaro scuro a carboncino. Quando lei si avvicinò per controllare il singolo lavoro mi chiese: “Lei cosa ci fa qua?” parole che in me destarono stupore e risuonarono quasi allarmanti, ma poi proseguì dicendomi di poter accedere ai corsi degli anni successivi. Così fu! e per me si è trattato di un grande “salto” che ricordo ancora con emozione. Continuai i corsi a Brera solo per perfezionarmi». Ariedo, durante la nostra conversazione continua ad attingere i suoi pensieri dal passato e mi racconta di aver sempre prediletto la tecnica del disegno a matita, contrariamente al padre, che invece adoperava colori ad olio su tela. Eppure, tra le sue opere possiamo ammirare molti dipinti a olio, una passione riscoperta da adulto, che risale a circa trentacinque anni fa, quando morì il padre: «Dopo qualche mese dalla morte di mio padre sentii crescere in me un’esigenza di dipingere e inizia con una scena di marina e pescatori, dai toni rossicci dell’alba. Quando mia madre vide questo quadro lo scambiò per uno dei quadri di mio padre ed, infatti, non era facile distinguerlo. Per me si è trattato di un segno forte e ho sempre sentito di poter permettere a mio padre di rivivere attraverso la mia mano intenta a dipingere». Parla anche di sé e si definisce come un artista intento a catturare i sentimenti nelle proprie opere, infatti, anche se dipinge soggetti che variano da scene di caccia, cani, gatti, paesaggi caravaggeschi, il suo genere preferito riguarda la ritrattistica: «Io sono un artista che adora far vedere la pennellata, non sono un perfezionista che ricerca l’immagine quasi fotografica.295500_110600945794437_136307035_n Quando dipingo un soggetto lo lascio riposare per delle ore e lo osservo, passo in rassegna ogni suo centimetro e lo memorizzo nella mia mente pensando ai ritocchi finali, quei ritocchi che regolano i tocchi di luci, i chiaroscuri e donano l’anima, danno vita al quadro.» Tra i personaggi da Lui ritratti vi sono vari papi, infatti, per il prossimo Luglio, Ariedo è stato invitato da un senatore della Repubblica Italiana, per consegnare in regalo un ritratto di Papa Francesco: un evento molto importante, tanto quanto emozionante. Anche se, proprio uno dei ritratti ha donato ad Ariedo l’emozione più grande della Sua vita, ed è stato il ritratto a Papa Wojtyla. Dopo averlo osservato per i ritocchi finali, intento a pennellare tocchi di lune negli occhi, ha avvertito una voce “Non ti preoccupare, ti aiuterò io”. Un momento di grande emozione, per un artista che dona vita ad un’opera d’arte e ne ha una Sua piccola grande conferma. Il dipinto era stato realizzato su cartoncino ed aveva una dimensione di 30x60cm, del tutto al di fuori dai canoni delle tele e quindi era impossibile trovare una misura adatta per una cornice. Così, Arido racconta: «Andai in giro per Milano per cercare una cornice, adatta, non solo per la misura, ma anche ad soggetto, perché per un papa ci vuole una cornice povera, lineare dorata, semplice. Girai i primi negozi e nessuno poteva accontentarmi per via della misura fuori dagli standard, quando all’improvviso camminando per via Morgantini, vidi esposta una cornice, come la volevo io, lineare, dorata semplice, ed era in omaggio. Sì, perché quella misura era fuori dagli standard». Un piccolo cenno di gratitudine, che sembra arrivare dall’alto a confermare la bravura di un maestro che non è talento ricercato, ma un’eredità, un talento e una missione da portare avanti. Ariedo ultimamente è molto conosciuto a Milano e frequenta parecchi locali in cui spicca per il suo sorriso solare, sincero e armonioso, capace di donare speranza e gioia in un’Italia ormai troppo difficile. Parlare con Ariedo per me è stato emozionante non solo perché si avverte subito la presenza di un uomo positivo, sereno, sincero e capace di percepire ogni sfumatura di un’anima, ma soprattutto, perché in Lui ho rivisto la stessa gioia e luminosità di padre Costantino Ruggeri, il grande artista francescano attivo in Lombardia, a cui ho dedicato due articoli, qui nel mio giornale.

Per informazioni si invita a visitare la Sua pagina Facebook: https://www.facebook.com/ariedo.lorenzone

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