Israele da leggere con gli occhi di Ernesto Marzano

Israele da leggere con gli occhi di Ernesto Marzano

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

Recensione di un libro a cui ho già dedicato un breve articolo di presentazione: “Israele, il killer che piange” di Ernesto Marzano, Aracne editore.

06709 “Israele, il killer che piange” di Ernesto Marzano, un economista, che sollecitato dal dialogo con un’amica della figlia, ha voluto scrivere un testo reale e crudo sulla realtà vissuta in Israele. Lo dedica a: «Questo libro è dedicato ad Anna Frank e ad Abdul Mustafà, coetanei e vittime dell’oltranzismo fanatico. La scrittura di questo saggio mi ha provocato molto sofferenza a causa dell’opposizione della mia famiglia e degli amici, certi del possibile fraintendimento politico, etnico e religioso». Scrive ancora, a pg. 16: «Questo libro è indirizzato, in particolar modo, agli ebrei come comunità e ad Israele come nazione». Un autore, narratore e testimone oculare, di fatti storici come ad esempio (Id. pg. 19): «La tragedia sofferta dai palestinesi nell’estate 2014, la pioggia dei missili israeliani dell’operazione “Margine di protezione” a Gaza (…)». Pagine bianche incide dall’autore con un inchiostro intriso nelle sofferenze umane, un soffrire che si è riversato anche nell’umore di chi ha scritto questo saggio. Marzano scrive infatti a pg. 15: «Non posso guardare dall’altra parte e fingere di non vedere quello che succede in Palestina». Si ha un narrare che è simile a quello di Dante, indirizzato ai posteri e per questo si può osare definire questo libro “divino”, in quanto narra e rende testimonianza di quando il male possa essere distruttivo. A pg. 51, scrive: «Follia criminale, Islam medievale fanatico e assassino. Siamo tutti d’accordo a reagire con queste parole all’onore di Bugasi e agli altri incendi che stanno scoppiando nei paesi arabi, in Iran, perfino nei quartieri etnici dei paesi occidentali. Si tratta peraltro dell’ennesima conferma: l’Islam odia l’occidente». Tralci di storia contemporanea narrati con precise connotazioni temporali e fonti storiche, quali articoli del Corriere della Sera e citazioni di uomini illustri, come Norman Finkelstein: ebreo, figlio di sopravvissuti all’olocausto, professore presso la City University di New York. A pg. 266 Finkelstein è citato con queste parole: «Nell’industria dell’olocausto ho spiegato come le organizzazioni, le istituzione e le personalità di spicco del mondo ebraico abbiano strumentalizzato l’olocausto nazista per proteggere Israele dalle critiche e, in epoca più recente, per ricettare l’Europa». “Israele, il killer che piange” è un’ opera che insegna a non osservare come il “falco levato” in cielo di cui parla Eugenio Montale, nella poesia “Spesso il male di vivere ho incontrato”, ma Marzano con il suo esempio testimonia come la storia di tutti i giorni vada vissuta, con la propria presenza e con la consapevolezza di essere in dovere di raccontare senza tacere. Ciò che è visto dai proprio occhi deve divenire logos, quindi parola raccontata e incisa su carta, per far sì di non dimenticare e di riflettere su quando male si sia già compiuto. Nella conclusione di pagina 267, l’autore scrive: «Chiudo questo progetto con speranza, perché ho imparato che ci sono persone come Norman Finkelstein e Shamir Israel. Speriamo che ne vengano fuori altri sempre di più e che cresca il coro ebreo che domanda agli ebrei, in ebraico: “Ma vi rendete conto?”».

Si consiglia la lettura del mio precedente articolo: http://www.lecanoedelweb.it/israele-il-killer-che-piange-di-ernesto-marzano/

 

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