https://www.youtube.com/watch?v=Z0nr0DEbUUE&feature=youtu.be

I dieci comandamenti recitati da Benigni

di Tiziana Mazzaglia   @TMazzaglia

 

Roberto Benigni recita ed esalta i “Dieci Comandamenti”.

Roberto Benigni recita i dieci comandamenti, trasmissione RAI del 15.12.2014. Fonte foto google.

Roberto Benigni recita i dieci comandamenti, trasmissione RAI del 15.12.2014. Fonte foto google.

Basta solo leggere le notizie di cronaca sui quotidiani per capire, come l’umanità vìoli tutti i dieci comandamenti: violenza, omicidi, guerra, furti, menzogna, adulteri… L’innovazione di Roberto Benigni è quella di riproporre un testo conosciuto da sempre, ma in modo umoristico e con lo stupore fanciullesco di chi lo legge per la prima volta, uno stupore commosso e gioioso. La bellezza di riscoprire quello che da sempre abbiamo avuto sotto gli occhi dona una nuova visione della vita. Roberto parla di “libertà”, come di qualcosa di circoscritto a delle regole che indirizzano a camminare nella luce, perché chi cammina al buio sbatte nelle cose, urta contro, si fa male e cade. Invece, chi le vede e le chiama con il suo nome, non solo le riconosce, ma le sa anche gestire. L’adulterio, ad esempio, se si ha ben presente che è un peccato lo si può evitare. Se nei comandamenti si riconosce un codice di vita da rispettare, per un percorso rettilineo e senza ostacoli, allora questi possono essere applicati per vivere in libertà. Prima di approdare alle tavole dei comandamenti, Benigni aveva affrontato il tema della Divina Commedia di Dante Alighieri, un’opera scritta per illuminare l’uomo sulle conseguenze delle proprie scelte e comportamenti. Un viaggio, quello di Dante, voluto da Dio per testimoniare la possibilità di salvarsi o dannarsi, in eterno. Anche i comandamenti offrono la stessa opportunità all’uomo, che rimane libero di scegliere se seguirli o meno a suo discapito o fortuna. Una sorta di cose buone e cattive, come nelle diete alimentari, c’è quello che giova e quello che nuoce alla salute: ricordati di santificare le feste; onora il padre e la madre. Poi, una serie di divieti con l’incipit del “non”: non avrai altro Dio all’infuori di me; non nominare il nome di Dio invano; non uccidere; non commettere atti impuri; non rubare; non dire falsa testimonianza; non desiderare la donna d’altri; non desiderare la roba d’altri. Sono tutte ammonizioni che risuonano come paletti ad indicare divieti, per evitare di circolare fuori strada, nel buio, nel pericolo, nella sofferenza e in quella che Dante chiama “dannazione”. Non c’era momento più opportuno per rivalutare attraverso le arti dello spettacolo un testo antico e sempre nuovo che irrompe nella vita di tutti i giorni, al solo fine di esaltarla nella sua bellezza.

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