Ricordando il maestro Kandinskij

Ricordando il maestro Kandinskij

di Tiziana Mazzaglia  @TMazzaglia

 

Vasilij Kandinskij (Mosca, 16/12/1866- 13/12 Neuilly 1944) al suo 148º anniversario di nascita e al 70º di morte; colui che è considerato il padre dell’astrattismo.

imagesCome ben sosteneva il maestro Kandinskij: «Il valore di un’opera d’arte consiste nel suo profetizzare un mondo». Partendo da questa teorizzazione di quanto è astratto e quindi, visibile, si può varcare la soglia dell’interpretazione dei segni: ogni segno è messaggio di qualcosa e come tutti i messaggi prende parte di quel campo chiamato “comunicazione” e comprende un mittente, un destinatario e un messaggio che passa attraverso un canale. Parlando di arte il mittente di un tale linguaggio è denominato comunemente “artista”, perché trasforma, rielabora un qualcosa che sente dentro di sé e lo propone al pubblico, un qualcosa che non sa sé e come sarà inteso, perché ogni lettore legge secondo la propria sensibilità, il proprio vissuto e la propria cultura. “Cos’è l’Arte?” è una domanda che ricorre spesso, quando ci si accosta ad un’opera di architettura, scultura, pittura, letteratura, cinema e teatro. Si avverte la necessità di percepire l’essenza dell’opera, che è il significato affidato dal suo autore. Quale mondo profetizza, quale messaggio vuole comunicare, da dove viene, verso dove è orientata, e a cosa serve, principi fondamentali che sono tipici dell’uomo, come la filosofia dei primi tempi riconosce quali tematiche fondamentali dell’esistenza umana. Percepire chi sono? Da dove vengo? Dove vado? L’artista, in genere, sia il pittore sia il poeta, il regista, il cantante, il musicista… è sempre interprete degli elementi più reconditi del mondo in cui vive, occorre trovare un punto comune tra chi compone l’opera e chi la contempla. L’arte è un’esigenza di carattere interiore, serve a l’uomo, per manifestare qualcosa che ha dentro di sé, l’arte si genera, come parte viva che vuole venire alla luce, vuole respirare e vivere. “Chi è l’artista?” In ogni tempo, l’artista è colui che  si differenzia dagli altri uomini, come colui avverte maggiormente l’urgenza di comunicare la necessità di esprimere il suo contenuto interiore, che in lui ha maggiormente estensione e profondità: ne deriva una eccessiva sensibilità che è consapevolezza e lo porta ad esprimere entro un limite. La forma non è altro che il limite dell’artista si impone, per determinare ciò che sente dentro. Artista, ancora è colui che si differenzia dagli altri uomini, come colui avverte maggiormente l’urgenza di comunicare la necessità di esprimere il suo contenuto interiore, che in lui ha maggiormente estensione e profondità: ne deriva una eccessiva sensibilità che è consapevolezza e lo porta ad esprimere entro un limite.  La forma non è altro che il limite dell’artista si impone per determinare ciò che sente dentro di sé. Kandinskij parlava di segni collegati alla psiche. Aveva teorizzato come la terza dimensione può essere collegata con uno spazio psichico. Una sorta di profondità che vede il quadro come una soglia di incontro tra l’ impressione interiore dell’artista e quella dell’ osservatore, perché guardando l’opera si potesse mescolare fino al farne parte. Quella di Kandinskij, è una forma espressiva che rompe con la tradizione di dipingere oggetti e figure che esistono nella realtà. Si ha così, il primo spazio interiore della storia della pittura, anche se il passaggio all’astrazione, che avverrà per slittamenti progressivi, non è ancora definitivo, almeno fino al 1912. Uno spazio dove non esiste altro che forma ed energia, dove il segno sulla tela non solo ci fa vedere qualcosa, ma crea nel nostro animo un trasporto dell’anima, che permette di vivere il quadro stesso sotto forma di energia ed emozione. L’espressionismo resta sempre sostanzialmente figurativo e la sua attitudine visionaria e deformatrice è sempre carica di disagio esistenziale. Inoltre, mentre la teoria degli espressionisti definisce i valori cromatici per rapporto al nero e alla tenebra, il colore di Kandinskij e dei suoi colleghi prende corpo dall’esperienza fauviana che, discendono dall’impressionismo, definisce invece, ogni valore per rapporto al bianco, ovvero alla luce. All’origine si parlava di un’immagine senza oggetto, che può dirsi invenzione dettata da un sentimento infantile, che miscela visibile e invisibile lasciando vibrare nella pittura nuove profondità.  L’opera “Improvvisazione XIX” ( o “Il suono azzurro”) del 1911 è un manifesto dell’ideale di armonia, come insieme di tensioni organizzate: ogni immagine deve essere sempre una tonalità che sappia sviluppare al proprio interno nuovi criteri mai esistiti, senza rifarsi alle combinazioni del mondo oggettivo. Il tutto teorizzato da Kandinskij in un’unica espressione: «In ogni autentica opera nuova viene ad esprimersi un mondo nuovo, ancora mai esistito».

 

 

 

 

 

 

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