Guarire dalla depressione pensando al banchetto finale

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

Papa Francesco nell’omelia del 27 novembre 2014 spiega come guarire dalla depressione.

 

downloadSi parla di “depressione” come male di oggi, eppure è sempre esistita. I padri della chiesa la combattevano attraverso la preghiera, Dante ne ha parlato attraverso l’allegoria della Selva oscura e anche Petrarca, in “Solo e pensoso”, cita aspre vie e selvagge, che percorre chi è sconvolto da una condizione interiore difficile. Papa Francesco Bergoglio, nell’omelia di una delle sua messa a Casa santa Marta, precisamente il 27 novembre, ha affrontato il tema della depressione citando la prima lettura dell’Apocalisse e il Vangelo di San Luca. Il crollo delle città di Babilonia e Gerusalemme sono state interpretate come raffigurazione del crollo umano. Babilonia, simbolo del male, del peccato della corruzione e Gerusalemme simbolo di chi non si accorge della presenza del Signore, perché intento in altri pensieri, che lo angosciano: “Niente depressione: speranza! Ma la realtà è brutta: ci sono tanti, tanti popoli, città e gente, tanta gente, che soffre; tante guerre, tanto odio, tanta invidia, tanta mondanità spirituale e tanta corruzione. Sì, è vero! Tutto questo cadrà! Ma chiediamo al Signore la grazia di essere preparati per il banchetto che ci aspetta, col capo sempre alto”. Una prospettiva di vita simile ad un marinaio che affronta mille tempeste traendo forza dall’isola che lo sta aspettando. Uno stile di vita che imita Maria, colei che ha creduto nelle parole dell’angelo: “piena di grazia”. Un finale che ha sempre avuto davanti agli occhi. L’angelo non le aveva detto che sarebbe dovuta fuggire in Egitto, che non sarebbe stata accolta da nessuno nel giorno del parto e che suo figlio sarebbe morto in croce davanti ai suoi occhi, ma le aveva svelato solo il premio finale, una gioia che è riservata a tutti noi e se, come ha ricordato padre Francesco, guardiamo a testa alta verso il giorno del grande banchetto non corriamo il rischio di imbatterci in aspre e selvagge vie. Un concetto che era ben chiaro alla poetessa Alda Merini, che malgrado abbia vissuto esperienze devastanti in manicomio è stata una “poetessa della gioia” e così amava definirsi. Riguardo la depressione aveva scritto una poesia, musicata da Giovanni Nuti e compresa nell’album “Una piccola ape furibonda”, di cui riporto alcuni frammenti: « il depresso è un’anima instabile luttuosa, morta, (…) come un vigile sempre fermo sulla sua catastrofe».

Per approfondimenti: http://www.news.va/it/news/il-papa-non-cedere-a-depressionedi-fronte-al-male

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