Con gli occhi del Bambino

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

Parole di Papa Francesco in occasione del Natale 2014.

imagesGià nella poetica del Pascoli troviamo un insegnamento a guardare il mondo con gli occhi di un fanciullo, con l’ingenuità e lo stupore di chi vede “le cose” per la prima volta e non le guarda soltanto, ma le osserva con amore. Così, Papa Francesco, in occasione di questo Natale, chiede di riflettere sullo sguardo del Bambino Gesù, che guarda tutto, noi stessi e quanto ci circonda, come se fosse la prima volta, pronto a ricominciare sanando con misericordia tutti i peccati e il male passato, per ricominciare. Un nuovo inizio, da proteggere, cullare, custodire, proprio come si fa con un bambino. Come cantava Anna Oxa: « Quando nasce un amore non è mai troppo tardi, scende come un bagliore, è una stella che guardi (…) ed è come un bambino che ha bisogno di cure, devi stargli vicino, devi dargli calore, preparargli il cammino, il terreno migliore». Occhi di un bambino che nella sua fragilità subisce tutto di noi e va protetto dalle troppe violenze che accadono ogni giorno. Bergoglio ha ricordato i bambini maltrattati, violentati, uccisi, adoperati per combattere ed ha detto: «Davvero tante lacrime ci sono in questo Natale insieme alle lacrime di Gesù Bambino (…) il Bambino ci aiuta a riflettere. Ci lasciamo abbracciare dalla tenerezza di Dio? (…) Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo!». Una riflessione che può essere ricondotta a “L’opera da tre soldi” di Beecht, in cui ci viene descritto un bambino non accolto e alla continua ricerca d’amore: « C’era una volta un povero bambino e non aveva papà e non aveva mamma, erano morti tutti e non c’era più nessuno al mondo. Tutti morti, allora lui è partito e ha cercato giorno e notte. E siccome, sulla terra non c’era più nessuno ha voluto andare in cielo: c’era la luna che lo guardava così buona; e quando finalmente era arrivato alla luna, quello era un pezzo di legno marcio. E allora è andato dal sole e quando era arrivato al sole, quello era un girasole appassito. E quando arrivò alle stelle erano dei moschini d’oro che erano infilati come li infila l’averla sul pugnolo. E come lui voleva tornare sulla terra era una pentola capovolta. E lui era solo solo. E allora, si è seduto e si è messo a piangere, ed è ancora là solo solo». Le parole del Papa ci insegnano a non lasciare solo quel Bambino che vive in noi e in chiunque altro.

 

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