Le tele di Giovanni Nuti, carillon per l’anima

Le tele di Giovanni Nuti, carillon per l’anima

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

Due ultimi lavori pittorici del Maestro Giovanni Nuti, cantautore e compositore: “Leopolda”, acrilico e tempera su tela, cm 20×30, 2015; “Topazia”, acrilico e tempera su tela, cm 40×40, 2015.

Leopolda acrilico e tempera su tela, cm 20x30, di Giovanni Nuti, 2015.

Leopolda acrilico e tempera su tela, cm 20×30, di Giovanni Nuti, 2015.

“Leopolda” una donna impressa nella tela, a detta dell’artista che l’ha ritratta, il Maestro Giovanni Nuti, non vi è nessun riferimento ad una persona specifica, ma questo personaggio, come gli altri presenti nelle sue tele, sono identità create dal pennello e dai colori e prendono vita sulle tele, come anime desiderose di mostrarsi e di divenire segno indelebile impregnato sulla tela. Quasi come fossero anime di angeli desiderosi di comunicare con l’umanità, attraverso la loro icona, che va al di la della semplice immagine e profetizza un mondo, un mistero, un messaggio consegnato a tu per tu allo spettatore, quasi sussurrato. Carrà, artista del Futurismo, in “La pittura dei suoni, rumori e odori”, datato 11 agosto 1913, sosteneva che: «Dal punto di vista della forma: vi sono suoni, rumori e odori concavi e convessi, triangolari, elissoidali, oblunghi, conici, sferici, spiralici, ecc. Dal punto di vista del colore: vi sono suoni, rumori e odori, gialli, rossi, verdi, turchini, azzurri e violetti». E dice ancora: «Noi futuristi affermiamo dunque che portando nella pittura l’elemento suono, l’elemento rumore e l’elemento odore tracciamo nuove strade». Ed è proprio questo pensiero che va a sposare l’arte del Maestro Giovanni Nuti, un artista che non lascia le note musicali per impugnare il pennello, ma le unisce in connubio per rendere sublime la comunicazione tra opera e spettatore. Addirittura Leopolda stessa può essere letta come una donna adagiata comodamente sulla poltrona di un palco, assorta durante una rappresentazione teatrale e/o musicale. Anche la scelta dei colori richiama alla memoria quelli adoperati dai futuristi e teorizzati da Carrà, sempre nello stesso manifesto citato prima: «1. I rossi, rooooossssssi roooooossssissssiimi che griiiiiiidano; i gialli non mai abbastanza scoppiati; i gialloni-polenta; i gialli-zafferano; i gialliottoni. (…) 3. Tutti i colori della velocità, della gioia, della baldoria, del carnevale più fantastico, dei fuochi di artifizio, dei caffè-chantants e dei music-halls, e tutti i colori in movimento sentiti nel tempo e nello spazio. (…) 5. L’urlo di tutti gli angoli acuti (…) 6. Le linee oblique che cadono sull’animo dell’osservatore come tante saette dal cielo, e le linee di profondità. (…) 8. La prospettiva ottenuta non come oggettivismo di distanza, ma come compenetrazione soggettiva di forme velate o dure, morbide o taglienti. 9 (…) Quando si parla di architettura si pensa a qualche cosa di statico.  Cioè di falso. Noi pensiamo invece a un’architettura simile all’architettura dinamica musicale resa dal musicista futurista Pratella. Architettura in movimento delle nuvole, dei fumi nel vento, e delle costruzioni metalliche quando sono sentite in uno stato d’animo violento e caotico. (…)». In Leopolda predomina il verde smeraldo, sfaccettato e illuminato da schiariture di varia gradazione, quasi il colore si fosse materializzato sulla tela divenendo un oggetto pregiato in pietra malachite. Lo stesso è adoperato con tocchi di pennellate, varie e sparse, sulla poltrona, a creare una compenetrazione dei piani in cui il personaggio non è solo seduto sulla sedia, ma vive su essa ed è quasi abbracciata dal suo trono. Ancora, il cappello, riprende le forme astratte di quelli adoperati dai giullari nel Medioevo, stilizzato addirittura in gambo rovesciato, con foglie ad abbellire il volto della donna, quasi fosse un fiore, con le guance rosee e le labbra rosse. Un elemento, quindi che denota allegria e fioritura, per cui il dipinto può essere letto come la rappresentazione di una donna sul trono della felicità, anche se appare mesta, ma questo, come dicevo prima può denotare attenzione e concentrazione a qualcosa o può essere addirittura un atteggiamento elegante da dama aristocratica che non si scompone. Riguardo la prospettiva, come riportato prima, nella citazione da Carrà al punto 8, Nuti non calcola dimensioni, ma lascia che le dimensioni siano elemento di comunicazione ed ecco che allora il volto appare molto più grande rispetto alle mani. Un particolare che può essere letto in tanti modi, come ad esempio si potrebbe trattare di un’enfasi delle dimensioni del volto, in relazione alle mani, per denotare un’esaltazione dell’identità, di un rapporto umano profondo basato su sguardi ascolto e parole più che su gesti. Una sorta di donna contemplativa vicina a Maria che se fosse stata una Marta avrebbe avuto in risalto le mani. Ma ogni opera d’arte, come sosteneva Kandinskij, profetizza un suo mondo e ogni spettatore legge in base alla propria sensibilità, fantasia, vissuto e soprattutto in base al rapporto che instaura con l’immagine.

Topazia”, acrilico e tempera su tela, cm 40x40, di Giovanni Nuti, 2015.

Topazia”, acrilico e tempera su tela, cm 40×40, di Giovanni Nuti, 2015.

“Topazia” riporta il nome al femminile di una pietra preziosa esistente in due colori, il giallo acceso e un blu misto al celeste, che risultano dominanti nel dipinto. Il cappello in questo dipinto si presenta come una grande gemma gialla, che cattura la luce, come se il personaggio volesse sfoggiare a tutti la sua felicità, la luce dell’anima. Interpretabile anche come una sorta di corolla ricca di polline e i capelli rossi ne sono i petali. Lo sfondo rosa denota un clima armonico e romantico. Lo sgabello su cui è seduta compenetra tutti i colori, quasi fosse la tavolozza usata dal pittore su cui l’anima di questa dama si è adagiata per essere ritratta, insieme al suo fedele amico gatto, intento anche lui a dialogare con chi osserverà il quadro. Le tele del Maestro Nuti, sono consultabili nel suo sito e a parere mio si tratta di un tipo di arte da appendere nei salotti, per portare gioia, allegria, colore e musica, in grado di riarmonizzare gli ambienti, anche meglio del “Feng Shui” e quasi fosse un giocattolo per adulti, una tela che è più della tela stessa, perché se ascoltata diviene un carillon per l’anima, utile a far sorridere quei grandi che hanno dimenticato di sognare, intenti nei troppi problemi quotidiani. Oggetti artistici simili ai giocattoli futuristici di Depero definiti, in “Ricostruzione futurista dell’universo” del 11 marzo 1915, come utili a : « 1. A ridere apertissimamente (…) 2. All’elasticità massima (…) 3. Allo slancio immaginativo (…), a tendere infinitamente e ad agilizzare la sensibilità (..)»

Per informazioni visitare il sito: www.giovanninutiletele.it

Pagina Facebook con foto dei dipinti del Maestro Nuti: https://www.facebook.com/pages/I-Dipinti-di-Giovanni-Nuti-da-Casati-Arte-Contemporanea/428422040609771?fref=ts

Ad integrazione si consiglia la lettura dell’articolo “Donne e gatti, pennellate d’amore. Le tele di Giovanni Nuti“.

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