Le mie risonanze alla lettura del libro “Un giorno altrove” del Prof. Federico Roncoroni

Le mie risonanze alla lettura del libro “Un giorno altrove” del Prof. Federico Roncoroni

di Tiziana Mazzaglia  @TMazzaglia

3Dnn+9_2C_med_9788804633426-un-giorno-altrove_originalAvventurandomi nella lettura del romanzo epistolare “Un giorno altrove” di Federico Roncoroni, più di una volta ho avvertito il desiderio di leggere le lettere di Isa. Compare solo e spesso una forma di risposta che allude a una lettera e ne lascia percepire all’autore contenuto e forma. Delle lettere di lei sappiamo solo che sono telegrafiche ed ermetiche e Isa viene definita “anoressica della scrittura” (cit. pg. 8). L’incontro con Isa avviene in modo indiretto attraverso le lettere di Filippo. Ancora, leggendo questo romanzo, ho avuto dei “flash” letterari di analogie con altre opere pilastri della letteratura. Così, come in un’opera di un artista si intravede sempre l’impronta della sua formazione al di la dei testi citati esplicitamente. Quelli che ho ritrovato sono: “Le faville del maglio” di Gabriele D’Annunzio, nella minuzia dei particolari con cui si parla dei malati e della malattia, in riferimento ai malati di tisi. Ma, anche qualche aspetto del “Fuoco”, non solo per le sfumature passionali ed erotiche, ma in quanto D’Annunzio essendo narcisista è incentrato su di sé e non riesce ad arrivare dove arriva la Duse e la “usa”, perché in lei vede una sorta di statua vivente protesa verso la moltitudine dei lettori. La Duse in il “Fuoco” si ritrova a metà tra il personaggio e il pubblico, al vertice di un triangolo e si assiste ad un fenomeno molto simile all’eclissi che permette di mettere in luce quello che solitamente non si potrebbe vedere ed è questo che ho riscontato in “Un giorno altrove”. Filippo ci parla di sé adoperando Isa come fenomeno di eclissi: la interpone, cioè, tra lui e il lettore, in modo da poterci raccontare la sua storia e farci vedere il tutto nella giusta luce di fatti ed emozioni. Poi, nella scelta della narrazione epistolare oltre alle citazioni su Abelardo ed Eloisa, ho pensato a “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”, che Ugo Foscolo ha scritto pensando ai classici Plutarco e Tacito. Nel particolare, ho associato le due opere, non tanto per il genere epistolare che li accomuna e può essere banale, ma più che altro perché nell’Ortis il protagonista si vantava di avere una biblioteca prestigiosa, ma sul punto di morte non aveva una Bibbia e nel Suo romanzo il protagonista in tutta la lotta alla sofferenza mostra di avere una formazione cristiana, scrive anche la lode al gatto citando il Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi, ma per di più in allusioni e ad un certo momento, nella email con oggetto Isa121 a pg. 529 disquisisce sulla sua fede e si definisce un testardo e non un ateo. Aveva già, nelle email precedenti, mostrato un suo aspetto contraddittorio alla chiesa, come quando ad esempio cita la formazione della moglie in scuole di suore come la causa di scorretta educazione nei confronti della sessualità. Poi, a pg. 813 parla di Dio come di un essere superiore e in cui ho letto i versi di Eugenio Montale, della poesia Spesso il male di vivere ho incontrato: “ era il falco in alto levato”. In questo romanzo, quindi ho trovato un orientamento più razionale rispetto ad uno spirituale. La forza di Filippo proviene da se stesso non da Dio. Ancora riguardo ad Isa, in lei ho visto il ruolo di Beatrice, perché viene ritrovata alla fine del travaglio e perché è lei l’amore che tiene in vita Filippo. Le altre donne sono state una distrazione. Una sorta di sirene, come nella vita di Ulisse, che hanno valenza erotica e deviante, ma con un loro ruolo. E in questo ho ritrovato anche Sant’Agostino e il suo sostenere che esiste la lussuria della conoscenza, quindi, non è un caso che la storia d’amore per le altre donne gentili siano la ricerca di distrazione, di filosofia, come la donna che compare nel finale della “Vita Nova” per consolare e distrarre Dante. Una ricerca di filosofia che è storia d’amore della sapienza utile a conoscere e un po’come diceva l’autore alla presentazione del romanzo durante il festival Parolario, tenutosi a Como (Agosto 2014), quando ha definito il sesso “la molla della vita”. Al tempo stesso però, Isa ha una duplice valenza e viene descritta anche ai modi di Boccaccio: passionale. Un romanzo, quindi in cui trascendono i pilastri della letteratura italiana in un connubio perfetto.

Altro mio articolo in merito:http://www.lecanoedelweb.it/malattia-sesso-e-primavera-condimenti-di-un-romanzo-un-giorno-altrove-di-federico-roncoroni/

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