La lotta della Scuola pubblica continua: lo sciopero del 5 maggio 2015

La lotta della Scuola pubblica continua: lo sciopero del 5 maggio 2015

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

Lo sciopero del 5 maggio vede tutti uniti: interventi dei sindacati, del giudice Imposimato e del presidente del sindacato ANIEF.

Prof.ssa Sandra Zingaretti e Giudice Ferdinando Imposimato, sciopero del 5 maggio 2015, Roma.

Prof.ssa Sandra Zingaretti e Giudice Ferdinando Imposimato, sciopero del 5 maggio 2015, Roma.

Altra giornata di sciopero per la scuola italiana. Molte le scuole chiuse in tutta Italia, migliaia i docenti che stanno manifestando nelle principali città italiane. Cortei sereni e senza episodi di violenza. Tutti i sindacati hanno aderito, SNALS, UNISCUOLA, GILDA, CISL, CGIL, ANIEF. Ai docenti e al personale ATA si sono uniti, anche studenti e genitori, che non condividono il nuovo decreto. Non proprio sono solo quei quattro fischi che non spaventano Renzi, ma si tratta di intere folle di esseri umani che gridano per la loro dignità. Addirittura il giudice della Corte di Cassazione Ferdinado Imposimato, che già aveva espresso la sua solidarietà in un convegno Adida, dello scorso 24 aprile, tenutosi a Roma, oggi è sceso in piazza tra i manifestanti. Le sue parole hanno lodato i presenti definendoli un “esempio” di una giusta lotta per difendere la democrazia, perché lo strapotere di uno solo non è mai cosa buona. In particolare, questa lotta dei precari vuole frenare la trasformazione di una scuola pubblica in privata. Un’istituzione che rischia di diventare una vera e propria azienda, in cui il preside assume un potere assoluto e i docenti non vengono scelti in base ad una graduatoria, ma su colloquio e curriculum. Tanti sono i punti di contestazione e da tempo sono stati chiariti e messi in bianco su nero da professori e sindacati. In particolare, il sindacato Anief, rappresentato dal presidente, Prof. Marcello Pacifico, ha attivato vie legali e oggi stesso ha bussato alle porte di Bruxelles: «Oggi a Bruxelles abbiamo denunciato che la riforma non va nella direzione giusta perché lascia 100 mila precari come supplenti e 200 mila precari senza un posto fisso. Continua, inoltre a non tutelarli e a discriminarli. Se il governo non ascolta la piazza dovrà rispondere alla commissione Ue che attiverà un ricorso su una procedura d’infrazione mai archiviata» -dice Pacifico da Bruxelles.

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