Intervista a Marcello Pacifico, presidente del sindacato ANIEF: Precari e precariato

Intervista a Marcello Pacifico, presidente del sindacato ANIEF: Precari e precariato

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

Interventi dell’ANIEF. Problematica della scuola di oggi. Esito della Manifestazione del 17 marzo 2015. Criticità della “buona scuola”.

 

Riporto qui, sotto forma di discorso diretto, l’intervista telefonica avvenuta in data odierna.

 

Marcello Pacifico, presidente del sindacato ANIEF, alla manifestazione del 17 marzo 2015, in piazza Montecitorio a Roma.

Marcello Pacifico, presidente del sindacato ANIEF, alla manifestazione del 17 marzo 2015, in piazza Montecitorio a Roma.

Nel ringraziarLa per aver accettato la mia intervista inizio con il chiederLe, in qualità di presidente, di illustrare brevemente come l’ANIEF interviene sulle problematiche inerenti al precariato della scuola italiana, che coinvolge circa trecentomila persone.

« L’Anief, già da più di cinque anni, sostiene i precari della scuola Italiana e cerca riscontro nelle aule di Tribunale, per tutto il pubblico impiego, in quanto esiste sia un articolo della Costituzione sia uno della Comunità Europea, in merito alle assunzioni. Esiste, ancora, una legge di stabilità che parla di assunzioni tramite un piano di finanziamento ma, lo Stato vuole fare in modo di escludere la seconda fascia della graduatoria. Abolire la graduatoria significa far scadere il valore dell’insegnamento visto che, si tratta di persone che ogni anno ricevono un incarico a supplire su posto vacante. Tutti dobbiamo riflette sul progetto della riforma della scuola, in cui oltre ai precari, c’è il discorso degli scatti di carriera, di finanziamenti e altro».

Quali sono le principali criticità che presenta la riforma del Governo? Per quali motivazioni avete indetto lo sciopero del 17 marzo 2015?

« La riforma del Governo presenta molte criticità! In primo luogo, l’Anief, si è battuto contro l’assunzione di soli centocinquantamila precari, questo, perché i precari sono molto di più e rimane esclusa un’enorme percentuale, in cui è compreso anche il personale ATA. Di conseguenza abbiamo indetto lo sciopero del 17 marzo c.m. chiamandolo “Orgoglio precario”. La manifestazione si è svolta grazie all’ausilio di trenta pullman, messi a disposizione dall’Anief, partiti da tutta Italia e hanno aderito un precario su cinque e quindi, due su dieci, infatti, eravamo in quattromila. Si tratta di un numero significativo, che non si vedeva da anni! Abbiamo bloccato le scuole proprio per testimoniare al Governo che i precari la pensano come l’Anief e noi li rappresentiamo:  il Governo o ci ascolta o ricorreremo ai Tribunali. In questo momento chiediamo al Parlamento delle modifiche alla riforma».

In cosa vertono i punti della riforma non condivisi dall’Anief e quindi, dai precari?

« Come detto prima, innanzi tutto la stabilità! I precari hanno lavorato per tanti anni nella scuola senza avere lo scatto di anzianità, che invece, in questo momento sono riconosciuti dai giudici, inoltre, anche negli organici c’è stata una finzione: gli incarichi dati al 30 giugno dovevano essere dati al 31 agosto e lo Stato ha voluto risparmiare le mensilità estive sulla pelle dei precari. Un contratto stipulato, anno per anno, è giusto che dopo anni venga stabilizzato a tempo indeterminato: questo, anche in base alla parità di trattamento tra cittadini, oltre che l’aspetto economico, oltre che i diritti dei lavoratori su ferie e permessi e che in questo momenti i Tribunali riconoscono pagando delle mensilità estive, per esempio a partire dal terzo anno in servizio. Cinque Tribunali della Repubblica riconoscono l’assunzione a tempo indeterminato del personale precario e il risarcimento in danni dovuti alla mancata stabilizzazione: variano dalle sei alle venti mensilità, cioè da settemila euro a venticinquemila euro. Oggi, tutti i precari che possono dimostrare di aver lavorato fino al 30 giugno su un posto vacante, non affidato a titolare, possono presentare ricorso con l’Anief: indipendentemente dalla stabilizzazione e indipendentemente dalle assunzioni avvenute negli scorsi anni, possono ricorrere in Tribunale per chiedere l’adeguato risarcimento contro la normativa in vigore.

Altro punto riguarda il personale scolastico che dal 2010 ha uno stipendio al sotto del livello d’inflazione: gli aumenti sono stati di quattro punti al di sotto della soglia prevista, Renzi ha promesso un aumento dal 2018, ma in realtà nel 2018 dovrebbe dare più di seimila euro di arretrati, solo adeguandosi  al costo dell’inflazione. Noi non siamo d’accordo sul fatto che chi entra di ruolo fino al 2018 non abbia lo scatto di anzianità e neanche che gli scatti rimangano bloccati aspettando il 2018.

Il disegno di legge di legge della buona scuola prevede anche, che chi viene assunto debba percepire lo stesso stipendio da precario, a vita! Questo non è ammissibile: vieta il principio della parità retributiva, secondo cui “ogni collega per fare lo stesso lavoro deve essere trattato allo stesso modo” ed è assurdo che chi è assunto in una data posteriore non abbia più diritto al primo gradino stipendiale. Anche qui, serve un contenzioso! L’Anief non è rappresentativo, se fosse diventato un sindacato rappresentativo avrebbe cambiato questa norma del contratto, non essendo diventati rappresentativi ricorreremo in Tribunale impugnando il contratto firmando per gli altri sindacati.

Per quanto riguarda il personale di ruolo, noi siamo contrari agli stipendi conferiti dal dirigente scolastico in base a dei criteri personali. Non siamo disponibili neanche al “gioco dei meriti” dati solo ad alcuni docenti, scelti dal dirigente scolastico in base a dei suoi criteri. In passato questi soldi, per svolgere le stesse funzioni, erano individuati dal collegio docenti e la stessa cifra era in contrattazione alle RSU. Il dirigente scolastico, ancora ad oggi, non era responsabile dei risultati delle scuole, in poche parole colui che dirige una scuola, nel caso in cui questa non soddisfa risultati razionali, non può essere licenziato e non sarebbe giusto illudere il personale, perché le scuole hanno una loro specificità legata al territorio: come possono essere le zone montane, le isole, le scuole site in luoghi disagiati o ad alto flusso migratorio. Per questo, non si può penalizzare chi lavora, perché ha un suo contesto specifico: non tutte le scuole godono della stessa situazione e poi, molto spesso chi merita non è valutato, mancano i giusti criteri».

Back to Top