Vite sospese tra realtà e rete

Vite sospese tra realtà e rete

di Giuseppe Rivezzi, VB ITCT A. Bordoni, Pavia.

matrix-300x202La realtà virtuale rischia di sostituirsi alla realtà concreta. Secondo quanto riporta il sito www.dmwmedia.it, intatti, di solito si vive una seconda vita virtuale, in cui si tende a realizzare le aspirazioni tradite assumendo, così, una nuova identità irreale. Philip Rosedale ha creato “Second Life”, un vero e proprio universo virtuale a proprio uso e consumo da chi lo abita. Quindi, il mondo virtuale è considerato un’evasione dalla realtà. In un articolo pubblicato il 29 ottobre 2007, su «la Repubblica» si parla di un futuro, visto come tante scatole in cui sono infilati individui che vogliono vivere due vite: quella reale e imprevedibile e quella virtuale programmabile. Molti però, non credono che sia una buona tendenza dal punto di vista sociale. Nel libro “Psicologia contemporanea” di Mantovani, edito da Giunti nel 2000, vi è riportato che in un libro si può proiettare tutto quello che si vuole, invece, nel virtuale si rischia di trovarsi davanti a qualcosa inserito da altri. Quindi, la realtà virtuale può essere rischiosa. Spesso si sente dire che dai mass media che le persone preferiscono chattare, perché si sentono al sicuro dietro uno schermo e sanno di poter bloccare l’altra persona in qualsiasi momento. Si tratta di un rapporto in cui viene meno il rapporto “faccia a faccia” che instaura un tipo di rapporto personale, completo di comunicazione emotiva attraverso gestualità, sguardi e toni di voce: tutto un insieme di elementi che sono ingredienti indispensabili di una sana, proficua e completa conversazione. Tra realtà e rete è meglio trovare una giusta misura e non abusare troppo di uno dei due.

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