La scuola italiana: “Io, speriamo che me la cavo”

La scuola italiana: “Io, speriamo che me la cavo”

di Tiziana Mazzaglia  @TMazzaglia

 

Il 21 agosto 2014, il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo sulla scuola. Desideri e aspettative dei genitori. Ma, cosa accade nelle scuole di oggi?

Fonte immagine: google.it

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La scuola sta iniziando un nuovo anno scolastico tra diatribe di riforme. Professori, genitori, alunni. Quali sono i loro pareri? Cosa si aspettano dalla scuola? Il 21 agosto 2014, il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo in cui sono riportati i dati di un’indagine condotta con il metodo WOA (Web Opinion Analysis) da Libreriamo, una piazza digitale fondata dal sociologo Saro Trovato a cui  hanno dato il loro parere circa ottocento mamme italiane tra i trenta e i sessant’anni. «Secondo le mamme a scuola non si impara l’italiano».

Alla richiesta “Più spazio alla pratica e all’attualità e meno alla teoria, avere strutture meno fatiscenti e maggiormente attrezzate” c’è molto da contestare, infatti da più di un anno nelle scuole si sono diffuse le aule LIM ( Lavagna Interattiva Multimediale) e vi sono anche, computer in ogni aula, in particolare per l’avvento del registro elettronico, ma adoperati anche nella didattica. Le LIM prevedono l’utilizzo di un computer, una lavagna multimediale e un proiettore. L’attenzione si concentra sullo schermo che permette di proiettare e di interagire direttamente con i contenuti che vi sono proiettati. Si può: inventare, sperimentare, diffondere. Le strategie didattiche diventano quindi, innovative e inclusive. Questi sono due vantaggi fondamentali. Inoltre, in casi BES (Bisogni Educativi Speciali) la didattica può essere applicata partendo dai bisogni specifici dell’alunno; vanno a sostituire una funzione deficitaria o del tutto assente; potenziano le competenze possedute dall’alunno sostituendosi alla difficoltà specifica. Altri vantaggi sono: il fatto di potersi rivolgere a tutto il gruppo classe; poter applicare una didattica studiata partendo dalle difficoltà presenti nel gruppo; si vanno a potenziare le competenze di tutti, lavorando sugli stessi materiali a livelli differenti. Ancora, queste tecnologie utilizzate direttamente dagli alunni comportano un coinvolgimento diretto creando, esplorando, inventando, cooperando e interagendo con tutto il gruppo classe. Un metodo utile anche per creare unione tra i ragazzi.

I docenti seguono corsi di aggiornamento obbligatori per comprendere e saper riorientare il proprio lavoro in base alle tecnologie che stanno modificando i metodi pratici del “fare lezione”. Materia per materia può rapportarsi nel modo più consono ai nuovi percorsi didattici tecnologici. Ad esempio, in classi con allievi impossibilitati a frequentare le normali lezioni scolastiche la didattica si può orientare all’utilizzo di nuove tecnologie come: il software didattico, gli ambienti per lo sviluppo di ipertesti/ipermedia e le tecnologie della comunicazione in rete. Le TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) sono parte degli strumenti tecnologici utili alla progettazione, sviluppo, utilizzazione, gestione e valutazione di processi e risorse destinati all’insegnamento/apprendimento. Per poter adoperare la tecnologia in modo proficuo, corretto e utile, bisogna chiarire alcuni punti: bisogna iniziare con un’attenta analisi dei bisogni dello studente, che sono formativi, cognitivi, psico-sociali; poi bisogna concentrarsi sulla pianificazione didattica che comprende definizione degli obiettivi, contenuti, metodologie. In conclusione bisogna individuare quale tra le tecnologie disponibili può offrire valore aggiunto all’attività educativa al fine di raggiungere gli obiettivi dichiarati. In questo modo si attua un giusto approccio e utilizzo delle tecnologie finalizzate non a diventare il “giocattolo” dell’’allievo, ma lo strumento didattico attivo con cui sapersi rapportare per apprendere e produrre.

Rendere la lettura un piacere per gli alunni e non un obbligo”. Anche qui c’è da contestare, perché le biblioteche scolastiche sono del tutto inagibili e inesistenti, ridotte a ripostigli impolverati, chiuse a chiave e molto spesso i docenti stessi non riescono ad adoperare i libri per la lettura in classe, figuriamoci a portare le classi in biblioteca. Altro fattore è la crisi economica che vieta di far acquistare libri in più, quando poi i ragazzi della scuola superiore di secondo grado hanno i cellulari più moderni, motorini, moto, auto, sigarette e tanto altro. Le famiglie sono le prime a rifiutare i libri di narrativa come compito per casa. La scuola stessa sconsiglia di lasciare assegnare libri di lettura. Quando invece, bisognerebbe incentivare incontri tra scrittori contemporanei e alunni attraverso incontri e visite a festival e a presentazioni di libri. Certo, qui entra in campo la disciplina dei ragazzi: non si possono proporre tali interventi in classi ‘difficili’.

“Più educazione e meno didattica” Un famoso detto dice “dimmi chi pratichi e ti dirò chi sei”. Le basi dell’educazione devono arrivare dalla famiglia. Se un professore oggi scrive una nota sul registro i genitori arrivano a scuola per urlare in faccia al docente. Questa è la nostra realtà! I presidi non vogliono note, perché non vogliono perdere il buon nome della scuola e soprattutto non vogliono perdere gli scritti rischiando di chiudere tutto e andare a casa senza lavoro. Quindi, il ‘bravo’ insegnante di oggi è chi riesce a chiudere un occhio tollerando l’ineducazione dei ragazzi. Comportamento che va solo a gravare un grado d’inciviltà inaudito!

“Meno libri e più frequenti attività extrascolastiche”. Questo riconferma quanto detto prima. Manca l’amore per i libri! Prima di guardare il mondo bisogna conoscere il passato che è la nostra memoria. Per sapere dove andiamo dobbiamo sapere prima di tutto “chi siamo” e “da dove veniamo”. I libri sono un immenso tesoro che tutti dovrebbero onorare.

“Approfondire l’Informatica più dal punto di vista pratico”. In questo sono del tutto contraria! I ragazzi di informatica ne sanno più degli insegnanti! Loro vivono con i computer, instaurano rapporti di amicizia. I social network sono tutta la loro vita. Direi, meno informatica è più contatto con i libri!

 “Studiare la Geografia più dal punto di vista culturale e politico”. Anche questo è contestabile, perché prima di tutto i ragazzi devono saper collocare i luoghi, conoscerne le caratteristiche storiche e culturali e poi si arriva alla politica.

 “Concentrarsi meglio sullo studio delle lingue straniere parlate”. Viviamo, orami in una società multietnica e i ragazzi sono abituati a parlare diverse lingue. Un conto è parlare e uno saper parlare, quindi al primo posto bisogna lasciare lo studio della grammatica, senza dimenticare che è come se fosse una segnaletica stradale!

Risulta evidente che uno dei grandi problemi della scuola italiana sono le famiglie! Spesso pretendono senza conoscere e soprattutto criticano senza avere alcuna informazione

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