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Quando i cittadini hanno la forza di parlare

di Tiziana Mazzaglia

di Tiziana Mazzaglia

La cittadinanza attiva è il cuore vivo della democrazia, è il passo deciso di chi non si accontenta di guardare ma partecipa, propone, custodisce, si fa sentinella del bene comune. È il cittadino che firma una petizione, che scrive a un ministro, che si mobilita per una causa, che illumina con piccoli gesti le strade spesso buie dell’indifferenza. Serve quando le istituzioni non ascoltano abbastanza, quando la realtà chiede voci nuove e azioni sincere. È grazie a questa linfa che nel tempo si sono raggiunte conquiste di civiltà, diritti, tutele ambientali, pari opportunità. Ma come ogni forza, anche la cittadinanza attiva può essere fraintesa e usata male, quando diventa grido impulsivo, quando si muove senza studio, senza coscienza, lasciando che l’emozione prenda il posto della riflessione. È preziosa ma fragile, va coltivata come si fa con un giardino raro: con pazienza, conoscenza e rispetto. Tra i suoi pregi c’è la capacità di dare potere a chi si sente invisibile, di controllare l’operato dei governanti, di creare soluzioni nuove. Ma può anche alimentare populismi, sovraccaricare il sistema, escludere chi non ha gli strumenti per partecipare. Eppure, in un tempo che corre veloce, la cittadinanza attiva resta una delle poche possibilità di rallentare, guardarsi attorno, e scegliere, con consapevolezza, la direzione. È una musica lenta e potente, che se suonata con armonia può cambiare davvero il mondo.

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