di Tiziana Mazzaglia
Dal 2021, l’assegnazione delle supplenze ai docenti in Italia è affidata ad un algoritmo che incrocia classe di concorso, punteggio del docente e preferenze espresse. A luglio, infatti i docenti sono chiamati a indicare fino a 150 scuole di preferenza, tramite moduli online sul sito del Ministero dell’Istruzione. Tuttavia, se l’algoritmo individua una scuola e una classe di concorso compatibili con un docente, ma quest’ultimo non ha inserito quella scuola tra le preferenze, viene considerato rinunciatario e depennato dalla graduatoria, per l’intero anno scolastico. Questo meccanismo ha portato molti docenti con punteggi elevati a rimanere senza incarico, mentre colleghi con punteggi inferiori hanno ottenuto cattedre. Il sistema ha suscitato numerose critiche da parte dei sindacati e dei docenti stessi. Giuseppe D’Aprile, Segretario generale della Uil Scuola Rua, ha evidenziato come l’algoritmo penalizzi i candidati con punteggi più alti, che legittimamente hanno indicato preferenze per le sedi più vicine alla loro abitazione. Inoltre, il sistema non prevede un meccanismo di “ripescaggio” per i docenti esclusi inizialmente, anche se successivamente si liberano posti compatibili con le loro preferenze. Il caso emblematico di una docente a Torino, che nel 2021 ha ricevuto solo uno spezzone di nove ore settimanali nonostante le richieste di completamento orario, ha portato il Tribunale a condannare il Ministero dell’Istruzione e del Merito a risarcirla per il danno subito. Le problematiche non si fermano qui. In alcune province, come Chieti, docenti con anni di servizio e punteggi elevati sono rimasti senza incarico a causa di errori nel caricamento delle sedi disponibili da parte degli Uffici scolastici provinciali. A Roma, Milano, Pavia, e tante altre città l’algoritmo ha assegnato cattedre a docenti con punteggi inferiori, mentre altri con punteggi più alti sono stati esclusi. Questa situazione ha generato un taglio di lavoro, che significa taglio di stipendi, che significa impotenza di potersi pagare da vivere e morire! I docenti vedono il loro impegno e la loro esperienza non riconosciuti da un sistema che sembra ignorare il merito e la vita ha un costo sempre più caro con difficoltà ad arrivare a fine mese: figuriamoci a vivere un anno senza lavoro, con una disoccupazione che va a scaglioni e diminuisce sempre di più e che non arriva ogni 23 del mese, ma a rate in base alle disponibilità dell’Inps e non dura un anno. L’ algoritmo creato dall’umano se non funziona va corretto dall’umano! È stato introdotto per semplificare e automatizzare l’assegnazione delle supplenze ma ha mostrato gravi lacune e ingiustizie, penalizzando docenti meritevoli e creando disagi nel sistema scolastico e psicologico di gente ridotta a non poter più vivere! L’algoritmo è una camera a gas per docenti. È urgente una revisione del sistema che metta al centro la trasparenza, il merito e la dignità umana. Ma chi lo fa? A chi sta a cuore la dignità di una persona? L’algoritmo depenna! taglia la vita! uccide! toglie la dignità e conferisce incarichi a chi ha meno punteggio e il punteggio equivale ad esperienza, quella stessa esperienza che per la Comunità Europea fa entrare di ruolo senza concorsi! E poi ci sono le corsie di alta velocità per i docenti di sostegno che da quest’anno sono confermati dalle famiglie! Ma se tutti i docenti lavorano per il Ministero, perché questa disuguaglianza nel conferire gli incarichi? Permettere alle famiglie di decidere se un professore lavorerà o meno innesca un meccanismo di “mafia” in cui il professore diviene vittima e pur di lavorare accetta di far felice i genitori: magari svolgendo lui stesso le verifiche per fare prendere voti alti all’alunno, gli compra i quaderni per non dare pensieri in più ai genitori, fornisce il numero di cellulare per essere servizievole e sempre reperibile. Oltre ad esserci due mezzi e due misure nel conferire medesimi incarichi alle varie classi di concorso si costruisce così un sistema di Distruzione e non d’istruzione!
L’immagine allegata è stata creata con l’intelligenza artificiale.
Commento all’articolo arrivato in redazione da parte di un legale:
«Il vero problema sta nel fatto che questo meccanismo di depennamento equipara arbitrariamente una preferenza ad una rinuncia a ciò che non è stato preferito e questo è illegittimo, perché non viene detto nel momento in cui ti chiedono di esprimere le preferenze. La preferenza non comporta automaticamente l’esclusione da parte mia di ciò che non ho preferito. “Preferito” significa “lo preferisco ad altro” non può significare “non voglio” quello che non ho preferito, anzi preferenza significa che queste scuole mi interessano di più, ma non significa che se poi mi chiamano in altre scuole io rinuncio al mio pane quotidiano. La questione dirimente che evidenzia l’illegittimità del meccanismo di assegnazione è questa: mi chiedi di esprimere “preferenze” senza avvisarmi che le farai valere come se fossero “rinunce preventive implicite” all’assegnazione su sedi non preferite. Mi pare l’argomento giuridicamente tranchant».
