di Tiziana Mazzaglia
Il 5 settembre ricorre la Giornata d’Azione per l’Amazzonia, un’occasione per riflettere sul tema della deforestazione e tutela della biodiversità. Proprio quando nel silenzio delle foreste, un grido muto si leva e gli alberi che cadono senza testimoni come creature che svaniscono senza addii. Nel 2024, il mondo ha perso oltre 13,5 milioni di ettari di foreste, un’area vasta quanto la Grecia, divorata da incendi alimentati dal cambiamento climatico e dall’avidità umana. Ogni minuto, diciotto campi da calcio di foresta primaria sono scomparsi, lasciando dietro di sé un vuoto che nessuna tecnologia potrà colmare. La Colombia ha visto un aumento del 35% nella deforestazione rispetto all’anno precedente, con l’Amazzonia che ha subito il 60% di questa perdita. Questi numeri non sono solo statistiche; sono storie di ecosistemi distrutti, di biodiversità cancellata. Le foreste, che ospitano l’80% delle specie terrestri, sono i polmoni verdi del nostro pianeta, assorbendo quasi un terzo delle emissioni globali di CO₂. Edward O. Wilson ci ricorda che «la biodiversità è la vera ricchezza della vita sulla Terra. È il nostro assicuratore contro la catastrofe» . Jane Goodall aggiunge: «Ogni specie, anche quella più piccola, ha un ruolo da svolgere nella trama della vita sulla Terra» . E David Attenborough sottolinea: «La biodiversità è la cosa che rende la nostra vita possibile». Non possiamo più ignorare il richiamo della natura. Ogni albero abbattuto, ogni specie estinta, è un passo verso un futuro più povero e incerto. Proteggere le foreste e la biodiversità non è solo un dovere etico, ma una necessità per la sopravvivenza dell’umanità. Come disse Margaret Mead: «Siamo l’unica specie che può distruggere il pianeta. Siamo anche l’unica specie che può salvarlo» .
