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Dalla follia reclusa alla libertà

10 ottobre giornata mondiale della salute mentale

di Tiziana Mazzaglia

di Tiziana Mazzaglia

Per secoli, la follia è stata confinata dietro mura invalicabili, nascosta agli occhi del mondo. I manicomi, istituiti in Italia a partire dal XV secolo, sono diventati luoghi di segregazione più che di cura, dove le persone venivano isolate e spesso dimenticate. Nel 1904, una legge regolamentò per la prima volta questi istituti, ma fu solo con la Legge Basaglia del 1978 che si assistette a una svolta epocale: l’abolizione dei manicomi e l’istituzione dei servizi di igiene mentale pubblici. L’Italia divenne così il primo paese al mondo a chiudere definitivamente gli ospedali psichiatrici. Questa rivoluzione fu il frutto delle lotte di Franco Basaglia, psichiatra veneziano che, ispirandosi alle idee dello statunitense Thomas Szasz, si batté per una psichiatria che mettesse al centro la dignità e i diritti delle persone. La sua esperienza a Gorizia e poi a Trieste portò alla creazione di comunità terapeutiche aperte, dove i pazienti non erano più numeri, ma individui con storie e bisogni. Simbolo di questa liberazione fu Marco Cavallo, una scultura di legno e cartapesta realizzata nel 1973 all’interno del manicomio di Trieste. Alto circa 4 metri e di colore azzurro, fu costruito con il contributo dei pazienti per rappresentare i loro desideri e sogni, portando all’esterno un messaggio di umanità e speranza. La chiusura dei manicomi non fu solo una questione sanitaria, ma anche culturale. Come scriveva Erasmo da Rotterdam nel suo Elogio della follia: «Mi dicano però, per Giove, c’è forse una qualche parte della vita che non sia cupa, tetra, fastidiosa, senza grazia, senza spirito se non le si sarà aggiunto il condimento della follia, il piacere?». La follia, dunque, non come malattia da estirpare, ma come parte integrante dell’esperienza umana.Una visione condivisa anche da Alda Merini, poetessa che visse in prima persona l’esperienza manicomiale. Nei suoi scritti, la follia è descritta come: «una delle cose più sacre che esistono sulla terra. È un percorso di dolore purificatore, una sofferenza come quintessenza della logica». Oggi, a quasi cinquant’anni dalla Legge Basaglia, la sfida è quella di non dimenticare. Ricordare le lotte, le storie, le voci di chi ha vissuto la reclusione e ha lottato per la libertà. Perché la follia, come la poesia, ci parla dell’essenza più profonda dell’essere umano.

L’immagine allegata è stata creata con l’Intelligenza Artificiale.

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