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6 ottobre 1924: la radio entra a casa nostra e non va più via!

di Tiziana Mazzaglia

di Tiziana Mazzaglia

La radio entra ufficialmente nelle case italiane il 6 ottobre 1924, con la prima trasmissione dell’URI (Unione Radiofonica Italiana), l’antenata della RAI. Da quel momento, la radio ha attraversato epoche e trasformazioni, assumendo ruoli diversi a seconda del contesto storico. Durante il regime fascista, la radio fu usata come strumento di propaganda. Il famoso Radiorurale veniva installato anche nei borghi più remoti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la radio divenne fondamentale per ricevere notizie, spesso filtrate, e per intrattenere. Con la ripresa economica, la radio diventò il mezzo di massa per eccellenza. Si diffonde la radiofonia musicale, i programmi di varietà e le trasmissioni che accompagnavano la vita quotidiana. Nascono personaggi amatissimi e trasmissioni storiche come La Corrida o Alto gradimento. Nel 1976 la Corte Costituzionale liberalizza l’etere e nascono le “radio libere”, locali e indipendenti. È un’esplosione di creatività, pluralismo, satira, informazione alternativa. Le grandi emittenti si strutturano con palinsesti professionali, jingle, pubblicità. Le radio diventano vere e proprie aziende, con target precisi. La musica pop e l’informazione leggera dominano. Con il digitale, la radio si ascolta in streaming, tramite app o in forma di podcast. Rimane un mezzo intimo, diretto, ma più flessibile. Ha una nuova vita grazie alla personalizzazione e alla mobilità. È stata voce del potere, ma anche voce del popolo.

L’immagine allegata è stata creata con l’Intelligenza Artificiale.

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