di Tiziana Mazzaglia
C’è un patto non scritto che unisce l’uomo al cane, antico come la notte dei tempi. Un legame che non ha bisogno di parole, fatto di sguardi, silenzi, code che scodinzolano e cuori che battono allo stesso ritmo. Il cane non è solo un animale domestico: è il compagno silenzioso delle nostre giornate, il custode dei nostri momenti peggiori e il primo a festeggiare quelli migliori. Lo scrittore Milan Kundera scrisse: «La fedeltà del cane è un dono prezioso che impone obblighi morali enormi. Non abbiamo il diritto di tradire un cane». Perché il cane, con il suo amore incondizionato, ci guarda come nessun altro al mondo: non per ciò che possediamo o facciamo, ma per ciò che siamo. In letteratura, questo legame è stato raccontato con profonda dolcezza. Jack London, in “Zanna Bianca“, descrive l’incontro tra il selvaggio e il domestico, tra l’istinto e l’affetto, narrando l’evoluzione del lupo che impara ad amare grazie alla fiducia di un uomo buono. E chi potrebbe dimenticare “Il richiamo della foresta“, dove il protagonista, il cane Buck, abbandona la civiltà per seguire la voce della natura, ma sempre guidato da un sentimento
profondo di lealtà. Anche il cinema ha immortalato questo amore. Da “Hachiko” in cui il cane protagonista per anni attende invano il ritorno del suo padrone, a “Io & Marley”, in cui l’amicizia tra una famiglia e un cane un po’ pasticcione racconta la gioia e la sofferenza dell’avere accanto un essere così puro. E poi ancora si possono citare i film classici “Belle e Sébastien”, “Lassie” e “Red Dog”: storie dove il cane è molto più che un animale, è anima che cammina accanto alla nostra. Il rapporto tra uomo e cane è qualcosa che sfugge alla logica. È l’abbraccio dopo una giornata dura, la zampa che consola, la presenza che riempie i silenzi. I cani non vivono abbastanza a lungo, è vero, ma insegnano tutto quello che serve: l’amore, la pazienza, la lealtà. In cambio, chiedono solo di essere amati. E noi, in fondo, non possiamo che sentirci grati di poter meritare ogni giorno quello sguardo che ci dice: «tu sei il mio mondo».
