“Lo scontro: guerra di differenze”

“Lo scontro: guerra di differenze”

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

Conferenza a Palermo, presso il Museo Internazionale delle Marionette “Antonio Pasqualino”, giorno 22 dicembre 2015, ore 11:00 am.

Palermo, che fin dai tempi di Federico II, è un centro di fervore culturale, giorno 22 dicembre 2012294834_10206368927434804_5171291393625172460_n15, ospita la possibilità di approfondire tematiche di ‘guerra’. Tra i docenti che interverrano, il prof. Nino Arrigo, dell’Università Kore, Enna, ha risposto fornendo un’anticipazione sui lavori:

«Il nostro mondo globalizzato dell’era tardo moderna vede radicalizzarsi, in un escalation di violenza, lo scontro tra Oriente e Occidente, inteso anche come “guerra di differenze” tra due grandi civiltà: quella islamica e quella cristiana. Martedì 22 dicembre, presso il Museo Internazionale delle Marionette di Palermo, Nino Arrigo (Università di Enna “Kore”) ed Elio Di Piazza (Università di Palermo) introdotti da Davide Camarrone, Ignazio Buttitta e Rosario Perricone e coordinati da Gabriela D’Agostino discuteranno di due grandi protagonisti del Novecento e strenui difensori delle due opposte posizioni: René Girard ed Edward Said, due “migranti” che si affermano, entrambi attraverso una brillante carriera, negli Stati Uniti. Laddove Said – togliendo un po’ di ruggine al concetto di egemonia di Gramsci e attingendo a piene mani al filone post-strutturalista (Foucault in particolare) -, propone una critica serrata al concetto di “orientalismo” inteso come immagine dell’egemonia politica e culturale dell’Occidente; Girard sembra porsi, piuttosto, come strenuo difensore dei valori di un Occidente cattolico e, a tratti, persino reazionario, con la sua “teoria mimetica” zeppa di feconde contraddizioni. Spingendosi a teorizzare, nella fase finale della sua vita e della sua riflessione, un Papa imperatore alla guida di una nuova “Europa spirituale”, in grado di salvaguardare la razionalità (e la civiltà) occidentale. Una razionalità dove la fede dialoghi con la ragione e dove la religiosità giudeo-cristiana possa convivere con la filosofia nata in Grecia. Un Papa condottiero di una Chiesa custode della Rivelazione che con una mano “rivela”, e con l’altra occulta, copre, dissimula. Con una “dissimulazione onesta”, finalizzata ad esorcizzare l’apocalisse e la tendenza all’estremo sdoganate dalla rivelazione cristiana. E neppure Dante – esplicitamente citato da Girard nel suo recente Achever Clausewitz – avrebbe osato tanto. Lui che, guelfo bianco, aspettava un imperatore messia che salvasse la Chiesa del suo tempo dalla corruzione. Il ragionamento girardiano diventa, a tratti, tortuoso e, incapace di intravedere soluzioni migliori, si accontenta del dogma dell’infallibilità papale, con espliciti richiami a de Maistre e con un’ intensa perorazione del discorso di Ratisbona, pronunciato da Benedetto XVI in un momento storico delicato di lotta al terrorismo planetario. Eppure I due grandi pensatori si potrebbero accostare attraverso il concetto, molto abusato tra i comparatisti peraltro, di location. Entrambi, infatti, scrivono “cum ira et studio”, senza pretese di obiettività, con il gusto della polemica e non senza faziosità. E, ancora, l’attenzione alle vittime da parte di Girard, che connota tutta la sua teoria, potrebbe giustificare il discorso di Said sull’Oriente inteso come vittima, capro espiatorio, della volontà di dominio dell’Occidente. Ma si potrebbe anche riflettere, alla luce delle analisi girardiane, sulla componente di risentimento che lega tutto il discorso sull’orientalismo, insieme a tante posizioni dei cosiddetti studi post-coloniali bollati, da un critico irriverente come Harold Bloom, come “critica del risentimento”. Quanto basta, dunque, per innescare un vivace dibattito».

Per chi volesse partecipare tutte le informazioni sono riportate nella locandina qui sopra.

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