Il tempo cura tutte le ferite
di Tiziana Mazzaglia
Quante volte ci siamo sentiti dire che con il tempo si vedono le cose più chiaramente. Si inizia a dare alle parole il giusto peso, ai gesti il giusto valore e alle persone la giusta importanza. Da secoli, il tempo è considerato un maestro silenzioso, ma infallibile. Lo decantavano già i padri della Chiesa. Ciò che oggi appare confuso o doloroso, col passare dei giorni può assumere contorni più nitidi e significati nuovi. Crescendo, impariamo a discernere, a valutare meglio ciò che ci circonda e ciò che ci attraversa interiormente. La maturità non è solo una questione anagrafica, ma una capacità di guardare con profondità ciò che prima si osservava solo in superficie. In giovane età, spesso si parla d’impulso, si ascolta con leggerezza, si pronunciano giudizi frettolosi. Con il tempo, però, si comprende che le parole non sono solo suoni, ma strumenti capaci di ferire, guarire, avvicinare o distruggere. Si diventa più attenti, si impara a comunicare con rispetto, a leggere tra le righe, a distinguere il vero dal vuoto. Si dà valore anche alla gestualità: non tutti i gesti hanno lo stesso significato, anche se a volte sembrano piccoli o invisibili. Un abbraccio sincero, un silenzio rispettoso, un aiuto disinteressato valgono più di mille promesse. Con il tempo, si impara a riconoscere la bellezza dell’essenziale e a non farsi incantare da ciò che è solo apparenza. Tutti questi contesti conducono a riflessioni sulle persone che abbiamo intorno e ad assumere la consapevolezza che in ogni fase della vita incontriamo molte persone, ma solo alcune lasciano un’impronta profonda. Con la maturità si seleziona, si comprendono meglio le dinamiche umane, si riconosce chi arricchisce davvero la nostra esistenza e chi, invece, la appesantisce. Non si tratta di giudicare, ma di proteggere la propria energia emotiva, imparando a circondarsi di chi cammina con rispetto al nostro fianco. Nel lungo percorso della nostra vita il tempo ci educa alla consapevolezza. Non rende meno dolorose certe esperienze, ma le rende più comprensibili. Ci insegna che ogni parola, ogni gesto, ogni incontro ha un peso, e che spetta a noi imparare a misurarlo con equilibrio. Così, passo dopo passo, si costruisce una visione più autentica della vita e di noi stessi. Con il tempo, sì, impariamo a vedere le cose più chiaramente! Non è una magia, non succede da un giorno all’altro. Succede lentamente, quasi senza rendersene conto. Ma a un certo punto ci si sveglia e ci si rende conto che qualcosa in noi stessi è cambiato. Si vede ciò che prima si ignorava. Si sente ciò che prima si coprivi col rumore. Le parole, ad esempio. Prima si ascoltano tutte e si crede in tutte, anche a quelle dette a metà, dalle promesse facili, dai “ti voglio bene” detti senza sguardo. Con la maturità, invece si dà peso solo a ciò che ci è detto con empatia. Si impara a distinguere chi parla per davvero e chi solo per riempire il silenzio. Ci si rende conto che anche i gesti parlano, e forse lo fanno più forte delle parole. Un messaggio al momento giusto, un sorriso inaspettato, una mano che ti resta vicina quando tutti si allontanano. Con il tempo si impara che i piccoli gesti contano molto più dei grandi discorsi. E poi ci sono le persone: quelle che sembravano importanti, e poi si sono allontanate senza nemmeno salutare; quelle che deludono, usano, dimenticano. Ma ci sono anche quelle che restano, anche in silenzio, anche da lontano, e che ricordano il valore dell’autenticità. Con il passare del tempo si diventa come i frutti degli alberi, maturi, e ci si può staccare dall’albero: cioè da tutte quelle convinzioni che sostenevano e limitavano la libertà di selezionare dove e con chi stare. Si impara a scegliere. Forse è questo che significa crescere: dare il giusto posto alle cose, anche a quelle che fanno male. E imparare a volersi bene davvero scegliendo solo ciò che ci fa stare bene.